‘Sotto Tiro’, il libro-inchiesta (finanziato con il crowdfunding) sulla diffusione delle armi in Italia
ROMA – Un libro sulle armi per raccontare, dati e storie alla mano, che anche in Italia la minaccia delle pistole grava sulla sicurezza. ‘Sotto tiro’ sarà proprio questo: un vademecum per smontare chi sostiene che la diffusione delle armi è la soluzione migliore per essere più sicuri. Il contenuto non si muove su un piano puramente ideologico, ma fa ricorso a documenti, ricerche e articoli di numerosi autori, anche di estrazione culturale molto varia. Per fare l’esempio più impattante: la riforma della legittima difesa viene descritta come una priorità, da anni. ma il vero scopo è quello di incentivare l’acquisto delle armi, creando l’illusione di poter sparare liberamente. Perché la legittima difesa è già presente nell’ordinamento giuridico italiano e i casi sono sempre molto pochi.
Quindi provo a porre delle domande, in un’ottica nuova: non sarebbe una vera priorità evitare i numerosi femminicidi (28) avvenuti nel 2018 con armi da fuoco regolarmente denunciate? E non è più importante evitare tragedie come quella di Giuseppe Balboni, il 16enne ucciso da un coetaneo venuto in possesso dell’arma legalmente detenuta dal padre? Ecco il senso di ‘Sotto tiro’, è semplice: queste morti non sono soltanto dei tragici fatti di cronaca, ma rientrano nel problema più ampio dell’eccessiva detenzione di armi. Si tratta di un problema sociale e bisogna spiegarlo (e con il libro ci provo): in Italia ci sono molte armi, troppe, perché la procedura per conseguire la licenza è facile e i controlli tutt’altro che rigidi.
Così ‘Sotto tiro’ si pone come strumento di divulgazione, di informazione rispetto a quello che realmente si conosce nel mondo delle armi, proseguendo il lavoro svolto con la campagna di Possibile #Addioallearmi. Probabilmente anche per questo sui social sto ricevendo reazioni scomposte e innervosite da parte degli amanti delle armi: questo lavoro sta accendendo un faro laddove finora si operava in tranquillità, lontano dall’attenzione pubblica, facendo credere che è difficile avere una licenza per detenzione di arma e che in Italia non ci sono molte vittime per armi da fuoco regolarmente denunciate.
In questo quadro, la scelta di fare prima una campagna di crowdfunding, più semplicemente una raccolta fondi, è legata alla volontà di avviare una mobilitazione prima dell’uscita del libro. Insomma, un modo per testare anche la risposta di potenziali lettori a quella che è una campagna di opinione, favorendo la pubblicazione del testo e soprattutto per garantire la possibilità di promozione in tutta Italia. C’era una soluzione più tradizionale, per certi versi più comoda: scrivere il libro, proporlo e quindi promuoverlo. Ma sarebbe stata un’operazione “chiusa”, che non avrebbe generato in anticipo la discussione, come invece sta accadendo.