Teatro Piccinni, la sala di rappresentanza intitolata a Vito Maurogiovanni
Oggi, a dieci anni dalla scomparsa di Vito Maurogiovanni, giornalista, scrittore, poeta e commediografo barese, si è tenuta, nel foyer del Piccinni, la cerimonia di intitolazione della sala di rappresentanza del teatro comunale alla memoria del grande drammaturgo, insignito nel 2007 delle Chiavi della Città.
L’amministrazione comunale ha inteso così suggellare idealmente il legame tra uno degli intellettuali più amati della nostra città e il teatro Piccinni, sul cui palcoscenico Maurogiovanni rappresentò – nel 1951 – la sua prima opera teatrale, “U Cafè andiche”.
“Abbiamo sempre detto – ha commentato il sindaco Decaro – che riaprire il Piccinni ci avrebbe consentito di riannodare i fili della nostra storia e di valorizzare la nostra comune identità. Per questo, intitolare uno spazio del nostro teatro comunale a Vito Maurogiovanni ci è sembrata una scelta naturale per rendere omaggio a uno degli intellettuali baresi più amati di tutti i tempi”.
“Parliamo di un uomo – ha proseguito il primo cittadino – che ha dedicato la sua vita a riscoprire le nostre tradizioni, recuperando la complessità e la versatilità del nostro dialetto fino a consegnarlo a una nuova dignità letteraria. È grazie alla sua curiosità, alla sua capacità di osservazione e al suo talento se ancora oggi spettacoli come “Jarche vasce”, “Aminueamare”, “Chidde dì” registrano il tutto esaurito ad ogni rappresentazione, a riprova del fatto che Vito Maurogiovanni ha saputo esprimere il meglio della nostra identità culturale”.
“Con questa intitolazione – conclude Decaro – vogliamo che tutti i baresi, grandi e piccoli, entrando nel Piccinni, sappiano che la sala rappresentazioni del nostro teatro porta il nome di un uomo tanto colto quanto umile, dando inizio alla migliore tradizione teatrale in vernacolo barese. Il nome di Vito Maurogiovanni, indissolubilmente legato alla città di Bari, resterà per sempre impresso sulle mura del nostro teatro più antico”.
Chi era Vito Maurogiovanni
Vito Maurogiovanni nasce a Bari il 27 dicembre 1924 in via De Rossi, in una casa-retrobottega dell’Antico Caffè di suo padre, un caffè “nott’e giorno” aperto anche nelle lunghe ore notturne e che nelle sue opere diverrà un “luogo dell’anima” in cui si muove e vive una vibrante umanità cittadina che costruisce la propria sorte nel primo scorcio del XX secolo, ed è espressione di un laborioso ceto mercantile che modifica l’assetto socio-economico della “nuova” Bari.
Discepolo amatissimo di Candida e Ave Maria Stella, dopo gli studi magistrali comincia a lavorare nell’azienda telefonica nazionale, di cui diventa direttore.
Sindacalista attivo negli anni caldi delle lotte operaie, viene trasferito per motivi politici a Matera, dove trascorre un decennio, conoscendo e frequentando gli ambienti intellettuali della città.
Tornato a Bari dopo “l’esilio” in Basilicata, riprende le attività di giornalista e commediografo, quest’ultima iniziata nel 1950 con l’allestimento al Piccinni della sua opera prima, “U’ Cafè andiche”.
Collabora stabilmente con la Gazzetta del Mezzogiorno come critico televisivo e, per lo stesso giornale cura, fino quasi all’ultimo giorno della sua esistenza, la rubrica “Come Eravamo”.
Numerosi anche gli sceneggiati radiofonici realizzati per la sede regionale della RAI. Sempre per la RAI – negli anni ‘50 – realizza la rubrica domenicale “La Caravella”, i cui protagonisti, Coline e Marietta sono molto amati dal pubblico di ascoltatori che, ogni domenica, alle 14, segue le vicende dei due popolani-eroi.
La sua copiosa produzione attraversa tutti i generi espressivi e artistici.
Notevole la presenza di Maurogiovanni nel teatro barese in vernacolo (“Jarche vasce”, un altro suo titolo ancora oggi in cartellone, rappresentato anche negli Stati Uniti per le comunità pugliesi), in cui il dialetto diviene lingua densa di pathos e di lirismo.
Alla sua memoria è intitolato anche un concorso per gli studenti delle scuole pugliesi di ogni ordine e grado, cui i giovani partecipano producendo lavori teatrali ispirati alla cultura e alle tradizioni dei propri territori di appartenenza per riscoprirne la storia e la memoria e raccontarle con i linguaggi della modernità.
Vito Maurogiovanni si spegne a Bari il 4 marzo 2009 in una ventosa sera, degna dei suoi più intensi drammi teatrali.