Ostuni, nuova vita per l’ex convento. Il progetto di quattro studentesse del PoliBa
La filosofia-guida è rispettare l’identità e la memoria storica. Questo il principio alla base del progetto di quattro studentesse di architettura del Politecnico di Bari, che hanno deciso di dare nuova vita all’ex convento dei Carmelitani di Ostuni.
L’ex convento dei padri carmelitani nasce, con il favore degli aragonesi, nella seconda metà del 1400. Assiste alle sorti del Viceregno di Spagna nell’Italia meridionale e dei Borboni; alla inarrestabile ascesa di Napoleone e alle decisioni sulla sua sorte del fratello Giuseppe Bonaparte e del successore Gioacchino Murat; la restaurazione, Garibaldi e l’Unità di d’Italia, le due guerre mondiali. Ospita religiosi e pellegrini da e per la Terra Santa; cambia pelle nella seconda metà dell’ottocento in qualità di orfanotrofio femminile; ospita le truppe di passaggio nell’ultimo conflitto; costituisce un riferimento per le genti del luogo per generazioni.
Oggi, purtroppo, vive nel silenzio e nell’abbandono da oltre trent’anni, in attesa di un futuro all’altezza della sua nobile ma decaduta storia.
Le quattro ragazze, allora, nell’ambito del Laboratorio annuale di Restauro architettonico 2018/19, hanno deciso di affrontare la storia di questo antico monumento della Città Bianca.
Lo studio sul complesso conventuale condotto da Roberta Lamorgese (di Capurso), Antonella Magistro (Acquaviva delle Fonti), Angela Pepe (Acquaviva delle Fonti) e Francesca Strippoli (Andria), si è rivelato rispettoso delle conoscenze acquisite attraverso la consultazione di documenti presenti negli archivi di Stato di Bari, Brindisi e Ostuni ed è approdato ad un progetto di massima.
Questo ha messo in evidenza la qualità descrittiva della ricerca, nutrita dal rilievo, dal rilievo stratigrafico degli elevati, dalla loro condizione di fatto, anche attraverso le immagini.
L’analisi delle diverse forme di degrado ha permesso di elaborare una proposta di conservazione e valorizzazione consona all’antica vocazione dei luoghi e volta ad un rinnovato uso per la fruizione pubblica – nel rispetto della materia antica, dei valori storico-artistici e compatibile con l’antica distribuzione – allo scopo di ristabilire l’originario rapporto dialogico e organico tra la chiesa e il complesso conventuale.
Sulla base di un’analisi della storia del contesto attuale e delle risorse, le studentesse hanno individuato un riuso compatibile con una nuova destinazione d’uso e hanno proposto l’idea di creazione di una “Scuola di Alta Formazione in Restauro, Conservazione e Lavorazione dei Materiali Lapidei” legata alla tradizione delle costruzioni a secco e dei materiali lapidei di quell’area geografica.
Particolare interesse ha suscitato il copioso lavoro racchiuso in tre volumi, arricchito da numerose tavole.