Civati a Bari con il suo ‘Antiorario Tour’: “L’Italia ha tanta energia che si sta perdendo. Bisogna valorizzare le comunità locali”
Era giunto a Bari per presentare il suo primo romanzo, ma alla fine si è parlato d tutto tranne che del libro. Pippo Civati, ex deputato e già segretario di Possibile, mercoledì era nel capoluogo pugliese con il suo “Antiorario Tour”, ovvero il viaggio eco-culturale dell’Italia a bordo di un furgoncino totalmente elettrico.
Civati ha incontrato cittadini e curiosi nel parcheggio del Palaflorio di Japigia. Con lui c’erano Nicola Biancofiore (presidente della commissione Welfare del Comune di Bari) e il sociologo Leonardo Palmisano, candidato alle primarie del centrosinistra in Puglia.
Un dialogo costruttivo, con attivisti e residenti, che ha permesso un confronto tra la cittadinanza e la classe politica di sinistra, quella di ieri (con Civati) e quella, forse, di domani (con Palmisano). Dai problemi locali (come l’ancora pesante eredità della vecchia discarica di Japigia) a questioni molto più ampie (come quella riguardante l’Ilva di Taranto), dalla piaga del caporalato alle “colpe” della classe dirigente – di centrosinistra – che in questi ultimi anni ha governato l’Italia. Si è parlato un po’ di tutto, tranne che del primo romanzo di Civati, “Fine”, che proprio mercoledì doveva essere presentato insieme ad “Ascia Nera”, il libro-inchiesta di Palmisano.
Noi di SulPezzo.info abbiamo avuto la possibilità di intervistare in esclusiva l’ex deputato: nell’attesa di condividere con i lettori la video-intervista realizzata dal nostro direttore (online tra qualche giorno), vi anticipiamo una parte delle dichiarazioni rilasciate da Civati ai nostri microfoni. Buona lettura.
Dottor Civati, ha deciso di girare l’Italia a bordo di questo furgoncino completamente elettrico. Perché questa duplice scelta, di girare il Paese e usare un mezzo a emissioni zero?
Perché penso che ci sia bisogno di raccontare l’emergenza climatica. La sfida è quella di girare l’Italia con un pulmino elettrico che, di per sé, è un’impresa impossibile, a causa dell’assenza di una adeguata infrastruttura e di una serie di servizi che prevedono ricariche molto lente. Questo non è il mezzo adatto per girare l’Italia, ma la mia è una provocazione. Sto girando la penisola perché è importante vedere il Paese e non solo twittarlo, socializzarlo, metterlo nei post: è necessario fare una “ricarica” dal punto di vista sociale, politico e culturale, che è quella di conoscere le persone e di visitare tanti luoghi considerati marginali.
Quali difficoltà sta riscontrando nel’utilizzo di questo mezzo?
In realtà questo è un mezzo pensato per la città, quindi lo sto usando in modo un po’ forzato. L’autonomia è molto limitata: bisogna stare attenti a non usare cose a cui siamo abituati, come per esempio l’aria condizionata. E la ricarica è difficile perché ci sono interi territori in un cui non c’è nemmeno una colonnina. In Italia non c’è una vocazione e un’infrastruttura adeguate da questo punto di vista, soprattutto nel Mezzogiorno, che con alcuni progetti di questo governo difetterà sempre di più.
Dopo aver fondato una casa editrice e aver scritto un libro, sembra abbia deciso di lasciare la politica. E’ corretto?
La politica non si abbandona mai. La faccio con altri mezzi e strumenti, prendendomi una pausa da quella “attiva” che è stata determinata da una mancata elezione. Lo dico senza grandi patemi: l’anno scorso non sono stato rieletto e questa è l’occasione per fare altro.
“Fine” è il suo primo romanzo, scritto insieme a Marco Tiberi. E’ un titolo strano per l’inizio di una carriera letteraria…
Nel titolo c’è già lo spoiler di come va a finire: finisce male. E’ un romanzo sulla fine del mondo, visto dalla prospettiva di chi si pensa al di sopra di ogni pericolo (per ragioni di nascita, di frequentazioni, di amicizie) e che invece si ritrova a confrontarsi con una situazione irreversibile: è il racconto di una donna che ha la mia età – ma fra qualche anno -, non è un racconto di fantascienza, ma parla di noi e ci avverte di un pericolo che stiamo correndo tutti e che sarà un po’ come “la livella”, che pareggerà anche le disuguaglianza.
La sua presenza oggi qui ufficializza il suo endorsement per Leo Palmisano alle primarie in Puglia?
Non c’è bisogno di ufficializzarlo nel senso che è già così. Mi pare giusto che ci sia una voce a sinistra con uno sguardo un po’ ambizioso sulle grandi questioni e sulle grandi paure. I temi di oggi sono mafia e clima, due questioni che sembrano residuali perché siamo tutti spaventati dall’immigrazione in generale, non di quella di cui parla Leonardo nel suo ultimo libro, che entra subito nel circuito criminale. Quelli che vengono da fuori non hanno inventato niente, hanno solo partecipato ai veri mali di questo Paese. Quella dell’immigrazione è una paura usata strumentalmente da altri.
Cosa ha capito e appreso da questo tour della Penisola?
Quello che ho visto è un Paese che ha tanta energia che si sta un po’ perdendo, mortificando. Sono stato in tanti luoghi che meritano di più, in modo collettivo. Le comunità locali vanno valorizzate, le buone esperienze vanno promosse, e non sempre questo accade.
“People” è la casa editrice di cui è fondatore. Perché dare vita ad una casa editrice oggi?
I nostri libri parlano di persone e delle loro storie che sembrano piccole ma che non lo sono. Non esistono piccole storie: anche da una piccola storia, magari periferica, può nascere una riflessione universale. Questa è la nostra sfida.