All’AncheCinema un docufilm per salvare l’ambiente e per dirci che il tempo a disposizione sta finendo
BARI – Si è svolta ieri sera l’anteprima nazionale del docufilm “Rivoluzione gentile”, prodotto dalla Blomb Pictures, scritto da Alessandro Baviello e diretto dal regista Francesco Emanuele Delvecchio.
La pellicola, della durata di 25 minuti, è stata proiettata nella sala dell’AncheCinema Royal di Bari.
Questo docufilm è un vero e proprio inno al rispetto dello spazio che ci circonda e della natura. In questo contesto assume un ruolo di primo piano l’uomo che, contemporaneamente, è causa ed effetto delle proprie azioni, minaccia e soluzione, essendo quindi protagonista ed antagonista.
Educare oltre che rendere consapevoli: questo il monito lanciato dal prof. Di Bello (medico veterinario) nello stesso docufilm. Diventa necessario, dunque, prendere una posizione per il futuro del nostro pianeta e per il bene della biodiversità, sia animale che vegetale.
Nelle immagini le voci e le testimonianze degli attivisti di Retake Bari e Mola che, armati di guanti e pennelli, puliscono i muri della nostra città e con un secchio raccolgono i rifiuti che altrimenti sarebbero a prendere il sole sulle spiagge baresi.
“Cambiare in prima persona delle cose che per gli altri rimarrebbero standard – spiega l’attivista molese Enzo Pietanza -, prendersi cura della terra che ci ha dato i natali compiendo piccoli gesti, da trasmettere ai più piccoli: questo è il succo dell’attivismo”.
Ma questa pellicola non parla solo l’italiano, a testimonianza di come buone pratiche e cura dell’ambiente siano due tematiche tanto comuni quanto internazionali. La volontaria inglese Rebecca Bowen, infatti, si chiede come mai un territorio così bello (il litorale barese e molese) sia allo stesso tempo alquanto sporco. Questo interrogativo può trovare una risposta “globale”, visto che la stessa
attivista britannica paragona la soleggiata Puglia alla fredda terra d’oltremanica: cambiano le regioni geografiche, ma i rifiuti restano immutati. È fondamentale dunque che l’uomo, sia esso italiano o
suddito della regina Elisabetta, esca per strada e attui quella ‘Rivoluzione gentile’, che sembra un ossimoro, ma che, invece, ha un grande significato. Sorrisi, coinvolgimento, educazione e amore per ciò che ci circonda: ecco, questa rivoluzione che ha come principale cavallo di battaglia le buone abitudini.
Tra i protagonisti del documentario anche i volontari di Greenpeace, che a Bari hanno un gruppo locale che da anni è impegnato a sensibilizzare i cittadini e promuovere iniziative a favore dell’ambiente: “Il principale problema legato alla plastica – dice Massimiliano Boccone, coordinato di Greenpeace Bari – è l’usa e getta, ossia bicchierini, posate, piatti, bottigliette che sono utilizzate per pochi secondi o minuti, ma poi restano nell’ambiente per secoli”. “Dobbiamo essere noi – continua Boccone – a essere i primi a cambiare le nostre abitudini, perché le soluzioni ci sono e sono anche semplici da attuare, basta rinunciare alle finte comodità della plastica usa e getta”.
“Fare qualcosa per principio, senza pensare che qualcun altro lo faccia per noi – sostiene Fabrizio Milone di Retake Bari -, semplici gesti come l’utilizzo di bottiglie di vetro anziché di plastica, possono risultare decisive. Del resto l’ambiente che lasciamo ai nostri figli è nelle nostre mani”.
Pulire un muro per liberarlo dagli scarabocchi e dargli una nuova vita con un murales? Tutto questo è realtà perchè nel centro di Bari, grazie all’illustratore Giuseppe D’Asta, un comunissimo muro scolastico è diventato la tela per un murales che rappresenta una Bari accogliente e aperta nei confronti di chi ha bisogno.
Ma come nasce l’idea di lavorare a questo progetto? Il narratore Alessandro Baviello lo spiega sul palco dell’AncheCinema. In una clean-up (pulizia della spiaggia) domenicale lo stesso sceneggiatore si accorse che dare voce a questa pratica e ai tanti volontari impegnati costantemente nel realizzarla al meglio fosse un buon modo per diffondere la stessa, potendo fare breccia nelle coscienze.
Perché la scelta di un docufilm? Il regista Delvecchio spiega come “questo tipo di proiezione sia una linea tra quello che siamo oggi e quello che potremmo essere, come dice Theopile Gaultier, ‘se vuoi essere universale parla del tuo villaggio’, così si è riusciti ad avere il racconto all’unisono di ciascun volontario che, tramite la propria
storia, ha contribuito a creare una narrazione lineare e diretta”.