Bari, addio al “maschile generico” negli atti amministrativi della Asl
Con una delibera “rivoluzionaria” l’Asl di Bari – che ha il 70% del personale donna – è una delle prime pubbliche amministrazioni in Italia ad aver adottato un provvedimento che fornisce istruzioni sull’uso di un linguaggio rispettoso delle differenze di genere, in sintonia con le indicazioni europee e nazionali.
La proposta è partita dalla Unità Operativa Complessa Servizio di Informazione e Comunicazione Istituzionale e dal CUG (Comitato unico di garanzia), nell’ambito del Piano Triennale delle Azioni Positive 2021/2023 che ha prodotto un documento che fornisce indicazioni utili per evitare espressioni e usi della lingua che alludano a discriminazioni tra i sessi.
Un ruolo attivo nell’adozione del provvedimento è stato quello del Comitato unico di garanzia della Asl, guidato dalla dottoressa Domenica Munno. Le linee guida sull’uso delle parole sono state precedute da un’analisi attenta di richieste, avvisi, formulari per istanze dei cittadini e delle cittadine, deliberazioni e determinazioni della Asl, dai quali si evince l’uso frequente del cosiddetto “maschile generico” che subordina il femminile al maschile: cioè un maschile presunto neutro e universale, che comprende l’uomo e la donna. Esso rappresenta in realtà uno degli usi linguistici più discriminanti. Il genere grammaticale neutro, infatti, in italiano non esiste e il genere grammaticale maschile è, appunto, maschile, quindi in riferimento a esseri umani evoca quelli di sesso maschile.
L’Asl di Bari intende favorire la realizzazione al proprio interno delle migliori condizioni di benessere delle lavoratrici e dei lavoratori, attivando una concreta politica di parità di trattamento tra uomini e donne, condannando ogni discriminazione fondata sul genere.