Maxi-operazione di polizia e carabinieri contro il clan Strisciuglio: 99 arresti
Duro colpo inferto, questa notte, al clan Strisciuglio.
99 persone – tra capi e affiliati alla cosca operante a Bari e provincia – sono state arrestate in un’operazione congiunta di polizia e carabinieri denominata “Vortice maestrale”.
Le indagini, avviate nel 2015, hanno portato al sequestro di considerevoli quantitativi di droghe di ogni tipo e di armi, nella piena e certa disponibilità di uomini del clan.
Ma hanno anche fatto emergere la perdurante operatività criminale del clan Strisciuglio e delle sue articolazioni territoriali, attive nei quartieri Libertà, San Paolo (cui fa riferimento anche una frangia operativa nel Comune di Palo del Colle), Enziteto – San Pio – Catino e San Girolamo (oltre ad una propaggine periferica nei Comuni di Conversano e Rutigliano), nonostante la carcerazione di importanti esponenti di vertice.
Molteplici i reati accertati, tra cui l’illecita commercializzazione di stupefacenti, reati contro la persona (omicidi e tentati omicidi), reati contro il patrimonio (in specie estorsioni) e in materia di armi.
Nel corso delle attività di indagine sono state registrate le mire espansionistiche della compagine mafiosa e la proliferazione della stessa nell’intera area della città metropolitana, attorno alle figure dei boss Lorenzo Caldarola, Vito Valentino, Alessandro Ruta, Saverio Faccilongo e Giacomo Campanale, responsabili delle diverse articolazioni territoriali.
È stato inoltre accertato come il sodalizio abbia assunto il controllo delle piazze di spaccio, riversando nella vendita al dettaglio gli ingenti rifornimenti di sostanze stupefacenti, assicurati, sino al 2017, anche da alcuni appartenenti al clan Parisi-Palermiti (con sede operativa nel quartiere Japigia di Bari), che in quel periodo stavano cercando di acquisire una propria autonomia e avevano stretto importanti rapporti commerciali con alcuni esponenti apicali del clan Strisciuglio.
L’organizzazione mafiosa colpita quest’oggi, nel periodo oggetto delle investigazioni, con micidiali e sanguinose azioni di fuoco, aveva preso il sopravvento sul clan Mercante all’interno del quartiere Libertà, acquisendo, in quella parte nevralgica del capoluogo pugliese, il controllo esclusivo delle attività di spaccio e delle estorsioni ai danni dei titolari di attività produttive.
In particolare era riuscita a imporre ai gestori di alcuni esercizi pubblici ubicati nel cuore della città di Bari l’installazione di apparecchi per il gioco, con vincite in danaro, forniti da un’azienda gestita da uno dei sodali, il quale versava, poi, parte degli introiti nelle casse della cosca, ottenendo in cambio il monopolio di fatto nel settore.
Le indagini hanno consentito anche di fare luce sulla violenta rissa avvenuta all’interno del carcere di Bari, l’11 gennaio 2016, tra numerosi detenuti ristretti nel circuito della cosiddetta “alta sicurezza”, nel corso della quale si erano fronteggiati, tra gli altri, elementi apicali del clan Misceo, già attivo nel quartiere San Paolo e in Palo del Colle ed esponenti di vertice del clan Strisciuglio: episodio da cui era poi scaturita l’espansione di quest’ultimo sodalizio mafioso nel paese di Palo del Colle, mediante il compimento di azioni violente che hanno consentito l’acquisizione del controllo territoriale.
Si è evidenziata inoltre la continuità organizzativa e funzionale del clan Strisciuglio, rispetto a quanto già emerso in precedenti inchieste giudiziarie: un’organizzazione mafiosa di tipo federale, suddivisa in plurime articolazioni, dotate di margini di autonomia operativa e, allo stesso tempo, legate tra di loro da solidi vincoli di interconnessione organizzativa e funzionale.
Un dato particolarmente allarmante è rappresentato dalla capacità del sodalizio di associare al capillare controllo delle strade e delle piazze di importanti quartieri del capoluogo pugliese, una altrettanto pressante attività di condizionamento e di infiltrazione mafiosa all’interno del carcere di Bari, imponendo il proprio ruolo egemonico in talune sezioni della struttura e svolgendo un’instancabile attività di proselitismo, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni.
Dalle investigazioni è anche emerso che i vertici del clan hanno continuato a gestire le attività illecite, nonché ad impartire ordini e direttive, anche durante la detenzione.
Ciò facendo, non solo tramite le ambasciate comunicate all’esterno mediante i congiunti, ma anche in via diretta, utilizzando telefoni cellulari consegnati clandestinamente in carcere, avvalendosi anche dei più moderni mezzi tecnologici.
Emblematico è l’episodio avvenuto il 24 ottobre 2018 nel carcere di Taranto, dove era recluso Saverio Faccilongo. Al fine di fargli recapitare due telefoni cellulari e un congruo quantitativo di hashish e cocaina, era stato utilizzato dai fiancheggiatori un drone, ma senza successo.