Mazzette per far scarcerare i mafiosi: arrestati giudice e avvocato di Bari
E’ stato sorpreso dai carabinieri dopo aver intascato una mazzetta da 6 mila euro da un avvocato che voleva far scarcerare un suo assistito. Si tratta di Giuseppe De Benedictis, magistrato in servizio nell’ufficio del giudice per le indagini preliminari di Bari, arrestato questa mattina dai carabinieri del capoluogo pugliese con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. In manette anche il legale che ha corrotto il De Benedictis, Giancarlo Chiariello, penalista del foro di Bari, e Danilo Pietro della Malva, 35enne foggiano coinvolto in un’inchiesta per narcotraffico e ritenuto il principale corruttore.
L’inchiesta è nata dalle segnalazioni delle procure di Bari e Trani di possibili illeciti commessi da magistrati, alla Procura di Lecce, competente a indagare.
12 sono le persone indagate dalla procura leccese, tra le quali altri tre avvocati, un carabiniere della sezione di polizia giudiziaria di Bari, tre esponenti della criminalità organizzata e due favoreggiatori.
A inchiodare gli arrestati sono state intercettazioni ambientali, pedinamenti e le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno parlato di un sistema noto nell’ambiente criminale, in base al quale versando soldi al giudice De Benedictis tramite alcuni avvocati baresi era possibile ottenere provvedimenti giudiziari favorevoli, in particolare l’alleggerimento di misure cautelari.
Diversi pentiti hanno spiegato che i soggetti che ne hanno beneficiato, in gran parte appartenenti a famiglie mafiose o legate alla criminalità organizzata barese, foggiana e garganica, potendo contare sull’accordo corruttivo tra il giudice e l’avvocato, in cambio della corresponsione di somme di denaro, riuscivano ad ottenere provvedimenti di concessione di arresti domiciliari o remissione in libertà, pur essendo sottoposti a misura cautelare in carcere per reati anche associativi di estrema gravità, che gli consentivano di rientrare nel circuito criminale.
Nel corso delle indagini sono stati raccolti elementi tali da ipotizzare che vi siano state anche diverse fughe di notizie da parte di persone che avevano accesso a banche dati riservate e alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia ancora segrete.
Gli incontri tra il giudice De Benedictis e l’avvocato Chiariello avvenivano di solito nell’abitazione e nello studio del penalista o in un bar davanti al tribunale di Bari.
Il 9 aprile scorso, in particolare, il magistrato è stato seguito mentre si recava a casa dell’avvocato di prima mattina e poi ne usciva portando con sé una busta che ha aperto una volta raggiunto il suo ufficio in tribunale. All’interno c’erano 6mila euro, che lo stesso giudice ha ammesso di avere ricevuto dal legale. La perquisizione in casa sua ha consentito di scoprire, nascoste in diverse prese elettriche, altre somme di denaro, per un totale di 60mila euro.
Inoltre nell’abitazione del figlio dell’avvocato Chiariello, anche lui indagato, sono stati trovati, in tre zaini nascosti all’interno di un divano e di un armadio, circa 1 milione e 200 mila euro in contanti. Sono in corso accertamenti per verificare la provenienza del denaro.
Nel 2015 De Benedictis era stato già arrestato per il possesso illegale di un gran numero di armi, di cui è collezionista. Condannato alla Corte d’appello di Lecce, è stato poi assolto dalla Cassazione.
Dopo la perquisizione del 9 aprile, il giudice ha presentato richiesta di lasciare anticipatamente la magistratura, con comunicazioni formali al presidente del Tribunale di Bari, al capo dell’ufficio gip-gup, al Consiglio superiore della magistratura e al ministero della Giustizia. Sarà quest’ultimo a valutare la sua richiesta, avanzata probabilmente per evitare l’odierno provvedimento di restrizione della libertà personale. Cosa che, però, non è avvenuta.