Usura ed estorsioni a Bari: blitz a Japigia, San Paolo e San Pasquale. 13 arresti
Questa mattina, all’alba, i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare personale nei confronti di 13 persone: 5 sono finite in carcere e 8 agli arresti domiciliari.
Sono ancora in corso perquisizioni personali e domiciliari a carico dei 13 indagati.
Le indagini hanno scoperchiato condotte di usura di tipo “domestico” per centinaia di migliaia di euro, portate avanti dal 2011 al 2020, soprattutto da donne appartenenti a 4 diversi nuclei familiari.
L’usura sarebbe avvenuta prevalentemente nei confronti dei loro vicini di casa, residenti nei quartieri popolari Japigia, San Pasquale e San Paolo.
A far partire le indagini la denuncia di una anziana in gravi difficoltà economiche che, davanti ai finanzieri, aveva denunciato di essere stata e di essere vittima di usura da parte di diversi aguzzini.
L’attività investigativa è stata sviluppata dai finanzieri del GICO di Bari (il gruppo speciale della GdF), attraverso intercettazioni telefoniche, pedinamenti, video-riprese, indagini finanziarie ed testimonianze delle numerosissime vittime dell’usura, la maggior parte delle quali hanno fornito la loro collaborazione agli inquirenti per la ricostruzione dell’illecita attività creditizia e l’individuazione dei responsabili.
Il modus operandi prevedeva la restituzione della somma prestata in un periodo compreso tra una settimana e 6 mesi, con l’applicazione di tassi di interesse annui sino e oltre il 5.000%.
Spesso gli usurai costringevano le loro vittime a pagare gli interessi anche ricorrendo a violenze e minacce: “Se non paghi vengo e ti sbrano”; “Se non paghi ti brucio l’auto”; “Ti mando mio figlio con la pistola”, “…ti faccio saltare in aria…”.
Per i prestiti ottenuti, inoltre, vigeva la regola del “salto rata”: la vittima – qualora non fosse stata in grado di pagare, alla scadenza, la rata pattuita – era costretta a versare una “penale”, denominata “solo interesse”, ammontante al 50% della rata mensile prevista, con la conseguenza che il debito residuo rimaneva inalterato e che i tempi di estinzione del prestito si allungavano.
Le indagini hanno consentito di accertare che le singole rate dei prestiti usurari erano corrisposte in contanti o attraverso la ricarica di carte Postepay prepagate intestate agli stessi usurai, nonché a persone loro vicine.
Oltre a famiglie con gravi difficoltà economiche, sono caduti nella morsa dell’usura impiegati, commessi e operai, alcuni dei quali anche accaniti giocatori di Bingo, Lotto, slot machine e Gratta e vinci.
Nel corso delle indagini, in più, è stato possibile accertare che una delle aguzzine – nonostante le misure restrittive imposte dall’ultimo lockdown – non aveva esitato, pur di vedersi regolarmente pagata la rata mensile, a recarsi presso l’abitazione della sua debitrice e farvi ingresso, con la forza, priva dei dispositivi di protezione, nonostante nella casa vi fosse un’anziana allettata, con gravi problemi di salute.
Infine, è emerso che 6 dei 13 soggetti arrestati sono risultati percettori del Reddito di Cittadinanza, avendo dichiarato nelle pertinenti istanze di non essere titolari di alcun tipo di reddito.