Usura al 3.000%, la finanza sequestra immobile di oltre 1 milione di euro a Gravina
La Guardia di Finanza ha eseguito, su disposizione della Procura della Repubblica di Bari, un decreto di sequestro preventivo nei confronti di un condannato in via definitiva per delitti contro la pubblica amministrazione, residente a Gravina in Puglia, avente per oggetto un intero stabile del valore di oltre 1 milione di euro, profitto del reato di usura.
Si tratta di un uomo di 60 anni, pluripregiudicato e con carichi pendenti per reati – tra gli altri – di usura, turbata libertà degli incanti ed estorsione, nonché con precedenti di polizia per reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, ricettazione, riciclaggio, in materia di armi e di sostanze stupefacenti.
Le indagini sono state avviate a seguito della presentazione di una denuncia da parte di una vittima di usura – casalinga e senza reddito – residente a Gravina, la quale, trovandosi in stato di bisogno, si era rivolta al pluripregiudicato gravinese chiedendogli un prestito.
In particolare il denaro le serviva anche per far fronte alle spese di ordinaria e straordinaria amministrazione che avrebbe dovuto affrontare a seguito della morte del padre, con il quale viveva – insieme alla madre – nello stabile di proprietà del defunto genitore.
Sebbene la denunciante avesse assicurato la restituzione del prestito una volta che la propria madre avesse ottenuto la pensione di reversibilità, l’indagato, invece, avrebbe subordinato la dazione del denaro alla donazione in proprio favore della nuda proprietà dell’immobile, del quale la madre avrebbe conservato l’usufrutto fino alla sua morte.
Tenuto conto del rilevante valore dell’immobile, pari a oltre un milione di euro, la vittima non aveva, tuttavia, accettato la proposta.
Con l’aggravarsi del disagio economico, però, la donna non riusciva più a sostenere finanche le spese quotidiane, come ad esempio il pagamento delle bollette per le utenze domestiche o del meccanico per la riparazione dell’auto.
Tale situazione, dunque, l’avrebbe indotta ad accettare 20.000 € in contanti consegnati dall’usuraio, accondiscendendo – suo malgrado – alla donazione del 50% della nuda proprietà dell’immobile.
A seguito di un ulteriore prestito concesso dall’indagato sotto forma di pagamento delle bollette e di altri debiti contratti dalla vittima nei confronti di altre persone relativi alle spese quotidiane, l’usuraio – approfittando della grave situazione di difficoltà finanziaria della donna – sarebbe riuscito ad ottenere la donazione del restante 50% della nuda proprietà dell’immobile.
Da quel momento i rapporti fra i due si sarebbero deteriorati profondamente raggiungendo il culmine del disaccordo a giugno 2017, quando la madre della vittima veniva a mancare e l’uomo acquisiva la piena proprietà dell’immobile donato, conseguendo così un vantaggio usuraio pari al 3.000% del prestito concesso alla vittima.
I finanzieri baresi hanno ricostruito l’intera vicenda grazie alla preziosa collaborazione della malcapitata, nonché incrociando le numerose dichiarazioni di persone informate sui fatti con la copiosa documentazione (tra cui assegni, matrici di assegni contenenti appunti manoscritti riferiti ai pagamenti dei debiti della vittima, bollettini di conto corrente) sequestrata nel corso di una perquisizione effettuata nell’abitazione dell’usuraio.
L’immobile sequestrato – che è stato oggetto di un’importante ristrutturazione effettuata da parte dell’indagato allo scopo di adibirlo a bad and breakfast – è stato affidato in custodia ad un amministratore giudiziario, ma alla vittima dell’usura ne è stato, comunque, concesso l’utilizzo.