Santo Spirito, cittadini e volontari ripuliscono il Molo di Levante. Le foto
Nella giornata mondiale dedicata alla Biodiversità, oltre 40 volontarie e volontari delle associazioni MOH, VogliAMO Santo Spirito pulita e Greenpeace Gl Bari si sono attivati per una pulizia del litorale per evidenziare e denunciare ancora una volta l’alto livello di inquinamento dei nostri mari, soprattutto da rifiuti di plastica come il polistirolo, ritrovato anche in frammenti di piccolissime dimensioni.
I volontari, ma anche tanti comuni cittadini che si sono aggiunti durante la mattinata, sono intervenuti sul Molo di Levante del porticciolo di Santo Spirito, frazione marina a Nord di Bari.
L’evento si è svolto nel pieno rispetto della normativa vigente per l’emergenza sanitaria, come la rilevazione dei nominativi dei presenti per eventuali esigenze future, oltre ad un dispenser di soluzione igienizzante. Tutti i partecipanti, dotati di mascherina, hanno svolto l’attività mantenendo costantemente le distanze minime di sicurezza.
Dopo oltre tre ore di pulizia del Molo di Levante, sono stati raccolti ben cinque metri cubi di rifiuti, dei quali circa quattro di materiale plastico, tra cui retine, bottiglie, cannucce, tappi, contenitori di vario genere, polistirolo, mascherine monouso, oltre a svariati chili di vetro e lattine.
Tutto il materiale è stato recuperato a fine evento dagli addetti dell’Amiu per il corretto conferimento. Tra questi segnaliamo alcuni ritrovamenti particolari come cavi di connessione computer, un sellino bici, calzature di varia tipologia, bevande prodotte in Malesia e altro ancora.
“Questi risultati – affermano i volontari di Greenpeace – confermano ancora una volta che il nostro mare è malato a causa dell’inquinamento da plastica, complici tutti quei prodotti di uso comune con microplastiche aggiunte, il cui destino è quello di contaminare e danneggiare il prezioso ecosistema marino. Inoltre sono numerosi i segnali che ci indicano come ai tempi del Covid, l’inquinamento da plastica monouso stia peggiorando”.
“Non sappiamo – continuano gli attivisti – se sia stata la paura di uscire, la fretta mentre siamo al supermercato, la parziale chiusura di mercati e altri punti vendita di prodotti provenienti da filiere corte (e con poco imballaggio), oppure la presunta igienicità della plastica ad aver indirizzato i nostri consumi verso questa tipologia di prodotti, ma ci troviamo con montagne di rifiuti in plastica da gestire. Abbiamo assistito al crescente uso di mascherine, dispositivo necessario per proteggerci, ma anche di guanti monouso. Questi non vanno mai abbandonati nell’ambiente, ma smaltiti sempre in modo corretto e purtroppo ne abbiamo trovati tanti durante la pulizia del litorale. E’ preferibile, da un punto di vista ambientale, ricorrere alle maschere riutilizzabili in commercio, idonee a proteggerci come indicato dall’Istituto Superiore di Sanità”.
“A questo – continuano – si aggiunge che si ricorre sempre più al cibo da asporto, un segmento di consumo che non sembra poter prescindere da grandi quantità di contenitori in plastica. A fronte di tutto ciò il sistema di riciclo è andato in crisi lo scorso anno a causa del fermo degli impianti su scala nazionale e, complice i prezzi contenuti del petrolio (materia prima da cui si produce gran parte della plastica), le aziende potrebbero fare ancora meno ricorso a plastica riciclata per confezionare i propri prodotti. A completamento di ciò, al momento non esiste un piano nazionale per il recupero a fine vita delle mascherine e altri dispositivi di protezione individuale”.
La domanda allora é: che fare per evitare che l’emergenza globale dell’inquinamento da plastica si aggravi ulteriormente?
“Approfittiamo della situazione, che ci impone modifiche alle nostre abitudini, per cambiare direzione e non peggiorare il nostro impatto ambientale”, rispondono gli attivisti, che continuano: “Investendo, ad esempio, in alternative al packaging monouso, basate su opzioni riutilizzabili anche per le piattaforme di e-commerce. Non abbandoniamo le mascherine nell’ambiente e se possibile utilizziamo alternative lavabili e riutilizzabili più volte. Inoltre, ricordiamo che se utilizziamo un gel lavamani non abbiamo alcun bisogno dei guanti. Affidandoci al buon senso e alle regole basilari di igiene quotidiana per proteggere noi stessi, il nostro mare ed il Pianeta, oggi dal virus e domani da un futuro pieno di plastica, perché se vogliamo vincere la battaglia contro la plastica monouso e della microplastica invisibile, dobbiamo cominciare adesso: non possiamo perdere altro tempo!”, concludono i volontari.
Foto di Mario Nuzzi