Tentarono di uccidere 36enne: arrestati due uomini vicini ai clan di Sannicandro
Questa mattina i carabinieri di Modugno hanno arrestato Daniele Novielli, 27enne, e Domenico Marotta, 29enne, entrambi di Sannicandro e già noti alle forze dell’ordine, per i reati di tentato omicidio, commesso nel 2019, ai danni di un loro concittadino, con l’aggravante del metodo mafioso e di detenzione illecita di due pistole.
I due, la mattina del 29 agosto 2019, nelle campagne di Sannicandro di Bari, avrebbero esploso tre colpi d’arma da fuoco all’indirizzo di un 36enne del luogo, a distanza ravvicinata, mentre era seduto all’interno della propria auto, colpendolo agli arti inferiori e provocandogli ferite multiple che, solo per un caso fortuito, non ne hanno cagionato la morte.
La vittima, sola e in un posto isolato, dopo aver chiamato i soccorsi, ha tentato di raggiungere il Policlinico, ma la sua corsa è terminata all’altezza di Santa Fara, dove a causa dei dolori lancinanti si è fermata, venendo poi soccorsa e trasportata in ospedale.
I conseguenti accertamenti balistici hanno ricostruito anche la traiettoria dei proiettili, sparati dall’alto verso il basso, con l’elevato rischio di ammazzare l’uomo, non recidendone l’arteria femorale solo per puro caso. I carabinieri della S.I.S. sono riusciti a rilevare, sull’auto della vittima, un’impronta, riconducibile ad uno dei due arrestati.
Acquisite le immagini riprese da un sistema di videosorveglianza della zona, sono state così avviate le indagini, che, nonostante il clima di diffusa omertà, oltre a individuare con certezza gli autori, hanno consentito di raccogliere utili elementi per sostenere che gli stessi abbiano agito con metodo mafioso.
I due, infatti, ritenuti appartenenti al sodalizio criminale che gestisce il traffico di stupefacenti nel comune di Sannicandro, hanno operato con freddezza e precisione, a volto scoperto, con platealità, ostentando la propria identità per conferire esemplarità al gesto, “evocando”, come si legge nella misura cautelare, “nel soggetto passivo, alla luce delle modalità adoperate per la commissione della condotta, la consapevolezza dell’appartenenza ad un’associazione mafiosa, sintomatica della quale appaiono i chiari segni di reticenza mostrati dalla persone coinvolte”.