Un libro su Claudio D’Amato Guerrieri, che trent’anni fa fondò la facoltà di Architettura a Bari
Un libro sulla storia umana e professionale di Claudio D’Amato Guerrieri, docente universitario. Una storia di caparbietà, coerenza, dedizione, lungimiranza e originalità in un irripetibile momento storico che porta con se la genesi di un progetto: la fondazione della Scuola di Architettura di Bari nel Politecnico pugliese.
Il testo si intitola “Claudio D’Amato Guerrieri e la “scuola barese” di architettura a trent’anni dall’istituzione del Politecnico di Bari e della Facoltà di Architettura” ed è curato da Giuseppe Fallacara e Amerigo Restucci. Si tratta di un tributo e un riconoscimento all’opera instancabile di Claudio D’Amato.
Il libro è corredato da foto, disegni, schizzi, cimeli personali ed è articolato in tre parti. Alle presentazioni, ai due saggi dei due autori, a cui seguono le testimonianze dei rettori del PoliBa (in ordine temporale: Umberto Ruggiero, Eugenio Di Sciascio, Francesco Cupertino), si unisce il variegato coro di voci con i racconti, le tappe, le personali considerazioni ed esperienze legate a D’Amato e alla facoltà di Architettura.
D’Amato è protagonista e alfiere di una idea, nuova, progressista, adatta al territorio pugliese, che coniuga tradizione e culto della storia con l’innovazione. Con sé porta l’esperienza della Scuola d’architettura di Roma e gli insegnamenti del suo maestro, Paolo Portoghesi.
Dichiarato il suo obiettivo: creare un architetto colto, attraverso l’acquisizione di competenze artistiche, umanistiche e tecnico-scientifiche. E mentre negli anni ‘90 tutti guardano alle performance della tecnologia, lui guarda al territorio pugliese, al “terreno” dove da sempre è esistita la sua distintiva risorsa: la pietra, simbolo e testimone cangiante di cultura. Ne diventa paladino per dimostrare che i nuovi strumenti possono, attraverso un innovativo progetto didattico, dare luce, vita, all’antico dna dei pugliesi, protesi nella cultura del mediterraneo.
Attraverso la lettura degli eterogeni contributi, tasselli di un unico puzzle, emerge la poliedrica figura di Claudio D’Amato.
Figura non priva di marcati chiaroscuri, forse a volte scomoda, sicuramente appassionata e soprattutto coerente con il suo progetto di scuola modello in Italia e con una sua precisa identità.