All’ospedale Di Venere oltre 116mila tamponi analizzati dall’inizio della pandemia
Centosedicimila e 288 tamponi analizzati da marzo al 10 dicembre scorso, pari al 13,4 per cento di quelli eseguiti in Puglia. Senza mai fermare le macchine.
I numeri del laboratorio Covid dell’ospedale Di Venere certificano la mole di lavoro svolto costantemente, 24 ore al giorno e sette giorni su sette, dall’inizio della pandemia.
All’opera sui macchinari e alle cappe del laboratorio c’è un’équipe composta da 18 unità, tra cui 6 biologi, 3 medici (2 anatomo-patologi e 1 microbiologa), 7 tecnici di laboratorio e 2 ausiliarie guidati dal dr. Edmondo Adorisio, direttore dell’unità operativa di Patologia Clinica del Di Venere.
Risorse umane impegnate senza sosta, ma anche apparecchiature di ultima generazione che fanno la differenza.
Come il più recente sistema di processazione di tamponi molecolari, capace di analizzare sino a mille test al giorno.
Un vantaggio tecnologico che si traduce in maggiore velocità di analisi e in un volume di tamponi analizzati decisamente superiore, tanto da permettere al laboratorio Covid di raggiungere picchi di 1500-1600 esiti in 24 ore grazie all’impiego delle due linee di elaborazione.
Il laboratorio Covid rappresenta quindi uno snodo importante del sistema di contrasto della pandemia. Che ora va arricchendosi con un altro strumento: il test antigenico. Da circa un mese, infatti, è operativa la rete composta da 22 postazioni distribuite capillarmente su tutto il territorio della Asl Bari, in particolari zone nevralgiche: Ospedali, Pronto Soccorso, Poliambulatori, uffici di Medicina del Lavoro e postazioni mobili su ambulanza.
Si tratta di apparecchiature POCT – Point Of Care Testing che possono fornire l’esito del tampone in pochi minuti, permettendo così di testare un vasto campione di popolazione, a partire dagli operatori sanitari ma non solo.
Sinora la rete dedicata ai tamponi antigenici, che sta andando progressivamente a regime, ha superato la soglia dei 10mila test lavorati.
“Bastano 10 minuti – conferma Adorisio – per scoprire se un paziente è positivo oppure no. L’antigenico è uno strumento utile perché ci offre rapidamente e con facilità un’indicazione, soprattutto in situazioni che richiedono urgenza o su grandi campioni da vagliare, dopo di che è il tampone molecolare a dire l’ultima parola, la diagnosi definitiva”.