San Pasquale, la traversa al n. 201 di via Fanelli diventa via Giulio Pastore (fondatore Cisl)
Si è tenuta questo pomeriggio la cerimonia per l’intitolazione della traversa al n. 201 di via Fanelli a Giulio Pastore, fondatore della Cisl e ministro per il Mezzogiorno negli anni ’60 nel secondo Governo Fanfani, durante il quale lavorò a modificare la gestione della Cassa per il Mezzogiorno, tentando di coinvolgere i soggetti sociali nelle politiche di sviluppo, promuovendo la formazione professionale e la ristrutturazione degli Istituti di Credito come l’Istituto per lo Sviluppo economico dell’Italia Meridionale.
Alla cerimonia sono intervenuti il sindaco Decaro, la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan, il segretario della Ust Cisl Bari Giuseppe Boccuzzi e il presidente del Municipio II Gianlucio Smaldone.
Giulio Pastore è nato a Genova il 17 agosto 1902, figlio di Pietro, operaio, e Teresa Pastore, emigrati dalle valli novaresi.
Sin dall’età di 12 anni iniziò a lavorare, assieme a sua madre, nella fabbrica Manifattura Lane, senza rinunciare, però, alla sua istruzione, che, anni dopo, decise di completare da autodidatta.
La personalità di Giulio Pastore è stata fortemente influenzata dal suo ruolo all’interno della comunità cattolica, che lo portò a partecipare nel 1918 alla fondazione del circolo Giosuè Borsi di Varallo Sesia e a trasferirsi, nel 1920, a Varallo, dove assunse il ruolo di “propagandista di plaga” della federazione giovanile cattolica.
Dopo essersi scontrato con l’anticlericalismo locale e lo squadrismo fascista, Giulio Pastore si trasferì a Monza, dove frequentò un corso di formazione sindacale nella scuola di Achille Grandi, figura che lo influenzò e accompagnò per svariati anni.
Fu proprio Grandi a spronarlo a diventare, nel 1921, direttore della sezione valsesiana dell’Unione del lavoro della Confederazione italiana dei lavoratori (CIL).
Lasciata Varallo, si trasferì a Monza sino al 1926: qui diresse “Il cittadino”, quotidiano locale sospeso nel 1926 dal prefetto, e qui condusse la sua “buona battaglia” contro il fascismo, mossa da ragioni politiche, morali e religiose.
Pastore continuò a scrivere su svariati quotidiani, partecipò alla formazione della Democrazia Cristiana e divenne membro della sua commissione centrale e del comitato di agitazione antipartitico.
Con il suo ruolo politico contribuì a rendere la GC un movimento fortemente centralizzato, indicando una direzione unitaria a livello nazionale al mondo giovanile cattolico.
Il 30 aprile 1944, mentre preparava lo sciopero generale, cadde in un agguato della polizia e, arrestato, fu rinchiuso nel carcere di Regina Coeli.
Al momento della liberazione a Giulio Pastore fu affidata la direzione dell’ufficio sindacale della DC. A seguito della sua chiusura, a settembre, furono costituite le ACLI, di cui divenne segretario generale.
Il suo apporto fu quello di dare alle nuove associazioni un forte impianto organizzativo, incrementando la presenza della corrente sindacale cristiana nell’ambito della CGIL.
Egli si configurò in questo modo come figura attiva all’interno e della CGIL e della DC.
Il 2 giugno 1946, in occasione delle elezioni per l’Assemblea Costituente, fu eletto deputato nel collegio Torino, Novara, Vercelli, nel quale verrà costantemente rieletto fino alla morte.
Poco dopo la morte di Grandi, nel 1947, Pastore divenne il massimo esponente della corrente sindacale cristiana.
Fu la rottura dell’unità sindacale nel 1948 a spingere Giulio Pastore ad assumere un nuovo obiettivo: creare un nuovo sindacato, a carattere confederale e aconfessionale.
Venne così a crearsi una nuova confederazione, chiamata Libera confederazione generale dei lavoratori (LCGIL), di cui Pastore divenne segretario generale e che si configurò come il primo passo di un’evoluzione atta a fondere la corrente sindacale cristiana con quelle provenienti dalla tradizione social-riformista e da quella repubblicana.
Fu nel maggio del 1950 che si costituì la Confederazione italiana dei sindacati dei lavoratori (CISL) sulla base di un’unificazione delle forze sindacali democratiche. Eletto segretario generale, Pastore contribuì ad imprimere una svolta all’azione sindacale in Italia, ponendo le fondamenta di un pluralistico sistema di relazioni industriali, affermando l’autonomia del sindacato rispetto al partito, rompendo le precedenti tradizioni sindacali italiane e sviluppando un’intensa opera culturale affinché la rappresentanza dei lavoratori potesse avere una classe dirigente capace di orientare lo sviluppo economico del Paese.
La CISL prese parte, quindi, al comitato consultivo della CECA, aderì al Comitato per gli Stati Uniti d’Europa, sostenne la ratifica dei trattati istitutivi del MEC.
Raccogliendo intorno a sé studiosi come Vittorio Bachelet impostò un nuovo approccio al problema del Mezzogiorno e delle aree depresse italiane, ricordando sempre che il potere politico doveva mantenere funzioni di indirizzo e coordinamento senza sostituirsi alle forze sociali.
Nel 1964 fu proposta una candidatura dell’on. Giulio Pastore alla presidenza della Repubblica nelle votazioni che si conclusero con l’elezione del socialdemocratico Giuseppe Saragat.
Deluso da un centrosinistra ridotto a mera formula politica e da un intervento legislativo che irrigidiva il confronto economico sociale, si allontanò allora dalla vita politica.