Aiutare il malato a casa sua senza lasciarlo solo: il Covid non ferma il lavoro di ANT
Supporto incondizionato verso chi soffre e avvicinarsi ai bisogni delle persone. Non solo cure mediche, ma anche affetto verso le persone care. Sono questi i pilastri della Fondazione Ant, l’Associazione nazionale tumori.
Nata nel 1978 per volere dell’oncologo bolognese Franco Pannuti, dal 2004 Ant è anche sul territorio barese con un’apposita delegazione.
Cure mediche specialistiche domiciliari senza alcun costo per le persone sofferenti, supporto psicologico, campagne di prevenzione: sono alcuni degli obiettivi della mission di Ant, perseguiti 365 giorni l’anno.
Alla base di tutto c’è un termine ellenico, “eubiosia”, letteralmente “buona vita”, principio su cui si basano tutte le attvità di Ant e che mirano a garantire al malato oncologico qualità e dignità della vita in un momento delicato come quello della malattia.
La laboriosità di una formica e il calore di una casa: sono questi i due simboli della Fondazione, che nel suo logo riporta questi due soggetti stilizzati.
Nemmeno durante l’emergenza Coronavirus la laboriosità di Ant si è fermata.
“Nessun malato da noi assistito – spiega Michele Faedda, fundraising manager della delegazione barese di Ant – è stato lasciato a sé in questi mesi difficili. La Fondazione ha infatti messo in campo vari accorgimenti al fine di organizzarsi per fronteggiare al meglio questo lockdown. Non sono mancate le donazioni, sia a livello locale che nazionale, e si è andata creando una grande catena di solidarietà”.
“Oltre a questo – racconta Faedda – la richiesta di accesso ai servizi da noi offerti è stata fatta online, al fine di rispettare le direttive emanate dal governo e preservare la salute delle famiglie dei richiedenti. In questo modo tutte le pratiche sono state compilate telematicamente. Sono state inoltre garantite le consulenze e il confronto tra il medico di famiglia e il medico Ant, figure in continuo aggiornamento per lo studio di ogni singolo caso assistito. Da sottolineare inoltre che, adottando ogni forma di distanziamento fisico e indossando tutti gli appositi paramenti come mascherine, guanti e visiere, i nostri medici, insieme a infermieri e psicologi, si sono recati, per tutto il periodo del lockdown, nelle abitazioni dei malati oncologici rivoltisi ad ANT, non lasciandoli mai da soli”.
Ogni anno sono tante le iniziative promosse dalla Fondazione sia su scala nazionale che locale. “Durante questi mesi – racconta Faedda – era in programma la campagna benefica di Pasqua che consiste nell’offrire, in varie piazze d’Italia e quindi anche sul territorio barese, colombe e uova pasquali, i cui contributi sarebbero andati a sostenere le attività della Fondazione. A causa del lockdown, però, tutti gli eventi sono stati cancellati. Ecco che, per convivere con questa situazione, abbiamo predisposto un programma di e-commerce, grazie al quale è stato possibile ordinare quanto desiderato via web”.
Per queste attività si è creata una catena collaborativa tra tutte le delegazioni Ant pugliesi.
“Ci è dispiaciuto – racconta Faedda con un filo d’amarezza – non aver potuto realizzare un evento promosso dalla Ganassini, che consisteva in 120 visite di prevenzione fatte in 8 città Italiane, tra cui Bari. L’auspicio è quello di poter recuperare in qualche modo questa iniziativa”.
Recentemente, attraverso i propri canali social, Ant ha diffuso un filmato che invita a sottoscrivere il 5×1000. Un luogo dove è il medico a suonare quando il malato ha bisogno e dove alle cure mediche si aggiunge il calore delle persone care. Il tutto può sintetizzarsi con: casa.
Una firma indispensabile per garantire sempre più visite specialistiche gratuite e assistere sempre più malati oncologici.
“Mediamente Ant riceve circa 3 milioni di euro all’anno – specifica Faedda – utilizzati per le risorse umane (come medici e infermieri, liberi professionisti che decidono di sposare la causa di Ant), per i costi di funzionamento, per l’acquisizione di beni e servizi. Queste risorse vengono distribuite tra tutti gli ODO (ospedale domiciliare oncologico, nfr) nazionali”.