Come vivono l’emergenza Covid i bambini autistici? Intervista alla dott.ssa Giovanna Berlingerio
Come stanno affrontando l’emergenza sanitaria – e la quarantena – i bambini autistici? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Giovanna Berlingerio, psicologa psicoterapeuta in servizio nella cooperativa sociale “Per.La – percorsi per l’autismo” di Bari.
Questa realtà, attiva dal 2009, offre un servizio psico-educativo comportamentale a circa 50 persone tra bambini, adolescenti e adulti con spettro autistico, garantendo anche una psicodiagnostica della quale usufruiscono utenti provenienti da tutta la regione.
In un momento particolare come quello attuale, come vi siete attrezzati per garantire sostegno e vicinanza ai vostri assistiti?
“Parto da una premessa: crediamo molto nell’apporto che la famiglia può dare al bambino. Sulla stregua di questo pensiero abbiamo attivato, non potendo svolgere terapie frontali, una piattaforma digitale che ci permette di coinvolgere le famiglie in svariati modi.
In primo luogo diamo molto spazio alla formazione, dispensando svariati consigli ai genitori su come potenziare determinati apprendimenti oppure relativamente all’organizzazione della giornata, visto che, dovendo rimanere in casa, i bambini hanno molto più tempo libero rispetto al periodo antecedente la quarantena. Attraverso un programma digitale, oppure servendoci di WhatsApp, comunichiamo con le famiglie in modo da essere sempre in contatto. Noi operatori siamo rimasti sorpresi che i bambini siano felici nell’interagire con noi telematicamente”.
Il lavoro viene differenziato in base alle fasce di età, vero?
“I bambini che riescono a reggere la terapia telematica ci stanno dando ottime risposte, seppure in alcune azioni – come l’accensione del computer o l’attivazione di un programma – sono assistiti dai genitori. Stiamo inoltre adattando delle attività cartacee a tele sessioni, consistenti in lavori di riabilitazione su base cognitivo-comportamentale, rivolte agli adolescenti. Con gli adulti lavoriamo in gruppo svolgendo lavori basati sulle competenze sociali”.
Quali criticità incontrano i genitori in questo particolare periodo?
“Principalmente i genitori hanno difficoltà nell’organizzare le giornate dei propri piccoli, la cui routine risulta essere spezzata e non in sintonia con la normalità, che li vede oberati di cose da fare. Oltre a questo ai bambini manca il confronto con i propri coetanei, fondamentale per la loro crescita”.
Non c’è uno standard preciso per interagire a primo impatto con un bambino autistico perché ogni caso può essere peculiare ed essere diverso dall’altro. A parte questa premessa sono 4 le “azioni magiche” che vengono in aiuto di genitori e operatori: osservare, parlare poco, non toccare/abbracciare, coinvolgere gradualmente.
Attenzione al linguaggio dei segni, da essi si può sapere molto di un bambino con autismo.
“Per questo è importante l’osservazione. Sono poi necessarie poche e semplici parole, mentre è importante non eccedere con gli abbracci, almeno in un primo momento, e il coinvolgimento deve essere graduale così da capire di cosa ha bisogno il ragazzo. Infine non bisogna essere compassionevoli. Nessuno parli di malattia: i bambini autistici non vanno considerati come ‘affetti da una patologia’ che si possa contrarre o trasmettere come un’infezione, ma l’autismo è una condizione cognitiva, che deve portare noi a imparare da loro”