Speculavano sulle mascherine vendute alle Asl pugliesi: nei guai 3 società baresi
I finanzieri di Bari hanno eseguito un sequestro preventivo nei confronti di 3 società baresi ritenute responsabili di aver effettuato manovre speculative sulla vendita dei dispositivi di protezione individuali (in particolar modo mascherine) nei confronti di diverse Aziende Sanitarie pugliesi.
Il sequestro del profitto delle condotte delittuose ammonta ad oltre 1,1 milioni di euro.
Queste società, in presenza di una grave mancanza nel mercato nazionale di mascherine e altri DPI, da considerarsi senza dubbio “prodotti di prima necessità”, compivano manovre speculative consistenti nel fare incetta o acquisire in ogni caso i citati dispositivi protettivi e rivenderli con ricarichi economici via via crescenti nel corso dei diversi passaggi della filiera commerciale.
In tal modo imponevano sul mercato un prezzo di vendita progressivamente maggiorato ed esageratamente superiore a quello ordinario praticato prima dell’emergenza e del tutto svincolato da una fisiologica variabile domanda/offerta, tenuto conto che i ricarichi applicati, quasi mai inferiori al 100%, hanno registrato picchi sino al 4.100%.
Una delle società coinvolte avrebbe acquistato nell’ottobre 2019 da un fornitore cinese (estraneo alle indagini) oltre 127.000 mascherine filtranti FFP3 al costo unitario di euro 0,36. A marzo – in piena pandemia, quando sul mercato nazionale risultava quasi impossibile reperire questi dispositivi – le stesse sarebbero state rivendute ad un’altra società fornitrice di aziende sanitarie pugliesi, al prezzo di oltre 12 euro l’una.
Quest’ultima avrebbe, infine, ceduto le mascherine filtranti ai medesimi enti sanitari a prezzi oscillanti tra i 18 e i 20 euro al pezzo, iva esclusa.