Non lasciamo soli gli anziani al tempo del Coronavirus
Il 27% degli 850 mila anziani pugliesi accusa limiti funzionali, fino alla non-autosufficienza parziale o totale. Si tratta della percentuale più alta fra le regioni italiane (a livello nazionale il dato medio scende al 19,8%).
Gli anziani che usufruiscono del servizio di assistenza domiciliare integrata sono il 2,3% e solo l’8,3 di coloro che presentano limiti funzionali.
In questa inedita e drammatica situazione, si tratta della parte della popolazione non solo più vulnerabile al Coronavirus, come i dati dimostrano, ma che rischia di rimanere senza tutele e senza servizi. Chi stava male rischia di stare peggio, e a prescindere dal contagio. Peraltro, in questa situazione così drammatica, anche il ricorso a servizi privati diventa difficile.
Alcuni dei provvedimenti adottati dal DPCM sono rivolti al rafforzamento dei presidi ospedalieri con specifico riferimento all’incremento della disponibilità di posti letto e alla messa in campo di nuove figure sanitarie e parasanitarie. Ma per gli anziani non autosufficienti, che nel proprio domicilio continuano ad avere bisogno di interventi di cure e interventi riabilitativi?
Le risposte non possono essere solo le iniziative di solidarietà, preziose ma insufficienti a sostenere un bisogno, che in questa situazione diventa ragione di vita.
Sarebbe necessario che la Regione Puglia prevedesse un piano di intervento che, pianificato da ogni singola Azienda sanitaria territoriale, garantisse agli anziani non autosufficienti i servizi domiciliari (pur tutelando gli operatori con i necessari dispositivi di sicurezza), altrettanto fondamentali per la vita dei tanti anziani già in precarie condizioni di salute o che vivono da soli e terrorizzati dal rischio contagio (in Puglia sono circa 150 mila gli anziani che vivono da soli).
Peraltro, a seguito della chiusura dei Centri diurni e degli ambulatori di riabilitazione, disposta dal DPCM del 16 marzo, considerata l’emergenza e il conseguente stato di necessità, le Pubbliche amministrazioni sono chiamate a fornire prestazioni in forma individuale domiciliare o a distanza, co-progettando gli interventi con gli enti gestori. La Regione deve fornire appositi orientamenti e linee guida. Le prestazioni domiciliari integrate sono Livelli essenziali di assistenza.
Siamo consapevoli dei livelli di priorità, ma non si può consentire che i percorsi di cura domiciliare degli anziani, anche non autosufficienti, possano essere depennati dall’agenda degli interventi necessari.
Il nostro modello non può essere il Regno Unito, dove mettono in conto che una quota degli anziani debba essere sacrificata. Gli anziani hanno diritto a vivere e quanto più possibile circondati da cure e affetti.
*Segretario generale SPI Puglia