Bitonto, arrestato “U can” (clan Cipriano) per estorsione aggravata dal metodo mafioso
I finanzieri di Bari hanno arrestato Roberto Lovero, classe 1990, ritenuto vicino al clan Cipriano di Bitonto e conosciuto con il soprannome di “U can”, perché accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Il Lovero, secondo le indagini, sarebbe l’autore dell’estorsione commessa ai danni di un imprenditore edile bitontino, in concorso con altri soggetti.
Ma partiamo dall’inizio. Il costruttore avrebbe ceduto, nel 2014, il 50% delle quote di una società a responsabilità limitata con sede a Bitonto, attiva nella costruzione di edifici residenziali e non, all’altro socio (suo zio), pattuendo il prezzo complessivo di circa 1.250.000 euro.
Tuttavia, quest’ultimo, dopo avergli dato un acconto di 135.000 euro, si sarebbe rifiutato di corrispondere la restante somma.
A questo punto l’imprenditore bitontino avrebbe provato più volte a rientrare in possesso del suo denaro, ricevendo sempre risposte negative, ragione per cui si sarebbe visto costretto a denunciare l’intera vicenda ai finanzieri della Tenenza della Guardia di Finanza di Bitonto nel marzo 2018.
Il giorno dopo, il costruttore si sarebbe recato di nuovo nella tenenza bitontina per integrare la precedente querela e denunciare agli investigatori di essersi recato la sera precedente presso l’abitazione di Lovero, su convocazione di quest’ultimo.
Nell’occasione il Lovero gli avrebbe intimato il ritiro della denuncia presentata e, a fronte del suo diniego, lo avrebbe gravemente minacciato.
Avrebbe inoltre brandito due pistole e ordinato a due complici, rimasti ignoti, di legargli mani e piedi con due fascette e di portarlo in cantina, accompagnando tale minaccia con la frase “Tu di qua non esci vivo”.
In tale contesto il 30enne avrebbe specificato alla vittima che buona parte del danaro investito dal suo socio nell’impresa di costruzione “era loro”, lasciando in tal modo intendere che il denaro fatto confluire nelle casse della società fosse riconducibile al clan Cipriano.
Solo grazie alle rassicurazioni fornite dalla vittima in ordine al ritiro della denuncia (poi non avvenuto), le minacce subite non sono state portate a termine.
Le minacce sarebbero state rivolte con l’uso delle armi e con modalità e finalità mafiose in quanto Lovero avrebbe fatto riferimento allo spessore criminale del gruppo di appartenenza e alle intuibili ritorsioni negative per l’incolumità dell’imprenditore in caso di mancato ritiro della denuncia.
Lo stesso costruttore sarebbe stato, peraltro, recentemente oggetto di ulteriori atti intimidatori consistiti nel lanciare o far lanciare contro la porta della sua abitazione alcuni proiettili perfettamente funzionanti (6 cartucce calibro 38 special nel settembre 2019 e 18 cartucce calibro 38 special nel dicembre 2019).