Ilva, mafia, sanità e lavoro: la ricetta di Leo Palmisano per una Puglia nuova. L’intervista esclusiva
Il 12 gennaio si terranno, in Puglia, le primarie del centrosinistra per decidere chi sarà lo sfidante di Raffaele Fitto (centrodestra) alle prossime elezioni regionali. Ad affrontarsi saranno il presidente uscente, Michele Emiliano, l’ex eurodeputata Elena Gentile, il sociologo di Japigia Leonardo Palmisano e Fabiano Amati, presidente della commissione regionale bilancio, finanze e programmazione.
Abbiamo intervistato in esclusiva Leonardo Palmisano, sociologo, editore e scrittore, nonché autore di numerose inchieste e pubblicazioni. Molti dei suoi libri parlano di mafia pugliese e di mafia nigeriana, e si concentrano soprattutto sul caporalato e sulla tratta degli esseri umani proveniente dal Continente Nero. Tra i suoi ultimi libri impossibile dimenticare “Ascia Nera. La brutale intelligenza della mafia nigeria”, “Ghetto Italia. I braccianti stranieri tra caporalato e sfruttamento”, “Mafia Caporale” e “Tutto torna: Il primo caso del bandito Mazzacani”.
Perché hai deciso di candidarti?
Ho deciso di candidarmi per aprire uno spazio ambientalista a sinistra. Serve una rappresentanza ambientalista per il lavoro, in questa coalizione, e la mia candidatura può essere quella più adatta.
Quali sono i punti programmatici del tuo programma?
I punti di programma sono diversi. Ti faccio un esempio. Su Taranto la mia ricetta costa 30 miliardi di euro in 15 anni, da cercare anche in Europa. Prevedo la trasformazione dell’intera provincia di Taranto in un grande polo industriale per i software e per la logistica, a cui aggiungere sanità specialistica, con tanto di Università, turismo balneare ed archeo-storico sostenibile, agricoltura ed enogastronomia. I tre settori insieme.
Non solo Ilva, ma anche mafia pugliese e sanità. Tre grandi problemi (che peraltro conosci molto bene) che meritano di essere risolti. Come?
Su Ilva ho detto. Su mafie e sanità penso si debba operare per uscire da una cultura del favore e della minaccia. Per farlo nella sanità, dobbiamo mettere in sicurezza la Puglia sana e curare meglio chi sta male, in tempo, riducendo le liste d’attesa, attingendo all’esperienza dell’Emilia Romagna. Sulle mafie, be’, dobbiamo continuare ad investire i fondi dei Pon Legalità in modo da creare una grande rete della Puglia antimafia, che operi sui territori come sentinelle dell’antimafia, pronte a denunciare e a mobilitarsi contro il crimine organizzato. Il ruolo delle scuole è, in questo senso, centrale.
Cosa ha sbagliato Emiliano in questi 5 anni? E cosa ha fatto, a tuo parere, di buono?
Uno degli errori è stato quello di non potenziare tutta la programmazione del PSR, il programma di sviluppo rurale. Di buono, invece, ha fatto uno straordinario lavoro nel settore della cultura, anche grazie all’attività svolta da Loredana Capone.
Contro Emiliano qualcuno ti considera “perdente in partenza”. Cosa vuoi rispondere?
Che per il mio movimento qualunque risultato è positivo, perché noi nasciamo da anni di miserabili sconfitte delle sinistre e vogliamo essere la forza propulsiva del futuro pugliese. Chi ci dà per perdenti si è già ricreduto quando abbiamo consegnato quasi seimila firme per partecipare a queste primarie.
Perché alle primarie un pugliese dovrebbe votare te e non Emiliano?
Un pugliese di sinistra e ambientalista ha la mia candidatura sul piatto. Una candidatura che tenta di fare sintesi tra mondi, con uno sforzo anche linguistico diverso da quello degli altri candidati. Uno sforzo di interpretazione non offuscato da anni di governo. Io, infatti, non ero e non sono al governo della regione. Per questo posso dar voce a chi sta per la strada.
La tua posizione circa l’attuale governo nazionale?
L’attuale governo non nutre le mie simpatie, questo è noto. Lo accetto soltanto per quel che serve. Non mi convince per niente l’idea di governare con chi ha governato con Salvini e con chi non ha grande simpatia per lo Ius Soli. Ci sono cose sulle quali non si può più discutere. Tra queste il diritto alla cittadinanza per chi nasce in Italia.
Qual è il problema più grande in Puglia?
La disoccupazione. Io credo che la Puglia debba riprendere a produrre stabilmente lavoro vero e lavoro pieno. Solo questo porterà la Puglia a non espellere più giovani e ad attrarre investimenti importanti. A patto che questo sia compatibile con la vita del pianeta.
Che Puglia vorresti?
La Puglia è una regione complessa, grande, molto popolosa. E’ al Sud la regione che ha i coefficienti economici migliori, con un alto livello culturale. Sta però subendo un invecchiamento accelerato e una recrudescenza criminale che non possiamo ignorare. Questi due fenomeni devono trovare margine nello sviluppo occupazionale e sostenibile. Nella Puglia che immagino vorrei tante imprese pugliesi, piccole e medie, con grande competenza interna e in forma cooperativa, in modo che possano da sole soddisfare la domanda regionale interna. Ma dobbiamo anche accrescere l’internazionalizzazione delle nostre imprese, che siano grandi, piccole o medie. Su Taranto, ad esempio, dobbiamo investire pesantemente, uscendo progressivamente dall’emergenza sanitaria e ambientale. Poi abbiamo bisogno di avviare dei percorsi di ricerca a sostegno delle imprese pugliesi. Sotto questo aspetto dobbiamo “de-precarizzare” i ricercatori, mettendoli al servizio dei distretti produttivi. Tutto per me deve stare dentro una cornice di sostenibilità ambientale prima che economica: bisogna sempre anteporre l’ambiente all’economia. Ma abbiamo bisogno anche di rendere la società civile partecipe dei processi di contrasto alla criminalità organizzata, mediante l’uso sempre più preciso e opportuno dei fondi del PON Legalità, e dando ai beni confiscati alle mafie una destinazione d’uso produttiva, cioè che devono produrre lavoro. In ultimo, sulla sanità, abbiamo bisogno di un vero e centro unico delle prenotazioni che raccolga dati e di una cabina di regia per la raccolta dei dati epidemiologici. Ma abbiamo bisogno anche dell’innalzamento del livello medio delle prestazioni con l’assunzione di nuovi medici e con la promozione dell’integrazione socio-sanitaria, puntando sulla ‘sanità di prossimità’, ma anche di case della salute sempre più tarate sui bisogni delle donne e sul welfare in forma comunitaria.
Sulla sanità di prossimità la pensi in modo simile a Michele Emiliano. No?
Non credo che si debbano aprire numerosi ospedali. La sanità ci deve essere dove serve, in forma diluita più che compatta, perché dove è compatta si crea spreco, spreco di farmaci e sedimenti di potere.
La tua è considerata una candidatura “contro”. È davvero così?
Non sono un candidato “contro”, ma un candidato “per”. La mia candidatura è al servizio di chi non ha voce, di chi non ha lavoro, di chi non ha diritti. Il mio avversario vero è Salvini, che è interprete di un sentimento totalitario diffuso, purtroppo, anche in Puglia.
Faresti in Puglia una alleanza con i 5 stelle?
Il candidato del centrodestra sarà Fitto. Che ne pensi?
Fitto è un candidato credibile, che può rafforzare le destra con una spruzzata di centro. In fondo, è il solo abbastanza noto nel centrodestra. Non vedo altri candidati da quelle parti.
Cosa vuoi dire ai pugliesi?
Ai pugliesi dico andate a votare per le primarie il 12 gennaio. Serve partecipare, prendere posizione, fare democrazia per essere incisivi.
15 anni di governo regionale di centrosinistra. Meglio Vendola o Emiliano?
Meglio Palmisano, ovvio!