Bari, inaugurata la ‘Stanza Rosa’ del nuovo pronto soccorso del Policlinico
È stata inaugurata questa mattina la ‘Stanza Rosa’ del pronto soccorso del Policlinico di Bari, intitolata ad Anna Costanzo e dedicata all’accoglienza delle vittime di violenza di genere.
Questo presidio, totalmente rinnovato nell’ambito dei lavori di ristrutturazione del Pronto Soccorso, nasce dal protocollo di collaborazione che si chiama ‘Binario Rosa’, sottoscritto nel 2013 da Michele Emiliano, al tempo sindaco di Bari, Policlinico di Bari, Regione Puglia e associazioni.
La stanza rosa è intitolata ad Anna Costanzo, vittima di femminicidio, uccisa dieci anni fa dal suo ex compagno nella notte tra il 10 e l’11 luglio del 2009.
Lo spazio protetto per donne, minori e anziani vittime di violenza è il cuore delle procedure e consulenze previste proprio dal Binario Rosa, un progetto sperimentale finalizzato all’istituzione nel pronto soccorso del Policlinico di Bari del ‘codice rosa, assegnato a tutte le vittime di violenza e maltrattamenti.
Con la ristrutturazione dell’intero Pronto Soccorso, la Stanza rosa oggi ha una sistemazione migliore e più adeguata alle esigenze.
Lo spazio consiste in un ambulatorio specifico e attrezzato, rivolto a donne, minori e in generale alle categorie deboli vittime di violenza fisica, sessuale e psicologica, che hanno diritto ad avere una precedenza nella refertazione e nella visita.
Il ‘Binario rosa’ è dunque un percorso di tutela che inizia al momento della presa in carico all’interno del Pronto Soccorso e, attraverso l’attribuzione di un codice di triage specifico, attiva un pool multidisciplinare (TMD), composto da personale sanitario (medici, infermieri, psicologi), assistenti sociali e operatori del terzo settore (Centri antiviolenza e Case rifugio) ed eventualmente dalle forze dell’ordine, laddove richiesto dalla vittima o da obblighi di legge.
Dai dati raccolti dall’Osservatorio regionale, dal 2015 al 2018, emerge che sono state più di 6.300 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza, con un aumento di più di 200 donne nel 2018 (1.750 vs 1.560 nel 2017).
Per il 90% dei casi, le donne sono di nazionalità italiana e nel 93% dei casi, la violenza si consuma in famiglia: infatti, nell’81% dei casi gli autori delle violenza sono il partner e l’ex partner, nel 12% “parenti”; le donne più “esposte” alla violenza sono le coniugate (38%), seguono le donne nubili (28%) e le donne separate/divorziate (26%).
La violenza è trasversale alle fasce di età, ai titoli di studio, alla condizione lavorativa anche se la percentuale più alta viene registrata tra donne che hanno età compresa tra i 30 e i 49 anni (60%); significativa anche la percentuale delle donne di età compresa tra i 18-29 anni (15%).
La mancanza di lavoro è un problema per molte delle donne che subiscono violenza: solo il 28% ha un’occupazione stabile; il 44% del totale non lavora, il 19% ha un’occupazione precaria.