Festival dell’Architettura, il Comune di Bari formalizza la propria candidatura
Il Comune di Bari ha formalizzato la propria candidatura ad ospitare la prima edizione del Festival dell’Architettura, inerente al bando pubblicato dalla direzione generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del ministero per i Beni e le Attività culturali.
BiARCH: è questo il nome proposto dall’Amministrazione locale per il festival biennale, che è l’acronimo di Bari International Archifestival.
Partendo dalla sua condizione di città proiettata sullo spazio adriatico-mediterraneo, Bari identifica il tema del “margine” come cifra distintiva del contemporaneo, proponendo un Festival laboratorio che sia in grado di coinvolgere il pubblico sugli aspetti di riflessione, ma anche di attivazione legati alle sfide dell’architettura e della rigenerazione urbana.
La formula scelta prevede lectio magistralis, conferenze e laboratori partecipativi di co-progettazione, performance sullo spazio pubblico, esperienze di riuso collettive, con al centro del programma il rapporto tra rigenerazione urbana e beni comuni, su cui la città di Bari sta conducendo un’esperienza significativa.
BiARCH si propone di tracciare un percorso aperto di riflessione transdisciplinare sul rapporto tra architettura e città, favorendo la contaminazione tra discipline, saperi e pratiche, e promuovendo la piena attivazione culturale e civile attorno ad un evento pensato per essere policentrico e democratico.
Il tema scelto, “Margini, confini, frontiere”, rimanda d’altronde esplicitamente all’esigenza di superare i perimetri esistenti (geografici, culturali, sociali e disciplinari) per promuovere un nuovo modo di fare architettura per tutti.
Il festival
La 1° edizione di BiARCH – Bari international Archifestival è centrata su “Margini, confini, frontiere”, intesi come luoghi concettuali in cui il progetto di architettura produce sempre più spesso i più interessanti fenomeni di innovazione culturale, sociale e ambientale; questi 3 luoghi concettuali costituiscono anche le 3 sezioni in cui si struttura il festival.
· La “Sezione Margini – l’architettura e le ferite della geografia” si articola in eventi dedicati ai fenomeni urbani delle città sulle rive del Mediterraneo e ai contesti dominati da cesure irrisolte quali infrastrutture portuali e logistiche, o da potenzialità inespresse insite nel margine urbano-rurale, che nelle sue forme nette assume tratti distintivi delle città del meridione.
· La “Sezione Confini – Lo spazio visto da altre terre” si articola in esperimenti di riattivazione urbana attraverso i linguaggi transdisciplinare di cinema, fotografia, video, ecologia e politica, in grado di favorire i processi di placemaking soprattutto in contesti urbani ipo-significanti, che attendono da tempo nuove interpretazioni.
· La “Sezione Frontiere – Lo spazio di tutti” affronterà le “pratiche di frontiera” come i processi di appropriazione degli spazi, i beni comuni, e la coabitazione che, pur non del tutto definite dal lessico disciplinare, stanno dando nuove forme alle città, permettendo all’architettura di evolversi di pari passo, acquisendo nuove possibilità, linguaggi e orizzonti.
Accanto alle tre sezioni sono previsti gli eventi principali, in programma nella “casa del festival” l’ex Teatro Margherita, curati da team e con interventi inaugurali di profilo internazionale, ovvero “Architetture del controllo globale: torri, porte, muri, porti, hotspot” (su dispositivi esemplari di controllo dei margini e delle frontiere) e “Architettura contemporanea ai bordi del Mediterraneo” (su progetti d’autore a partire dal secondo dopoguerra nell’area del mediterraneo settentrionale, con un focus sulla Puglia); il fuorifestival, con eventi collaterali e autopromossi, diffusi nella città, selezionati con una call per aprire al pubblico studi di architettura, atelier, gallerie e attivare piccole temporary exhibitions in locali sfitti, oltre a laboratori di gamification ed esplorazioni urbane per coinvolgere anche i più piccoli.
Saranno coinvolti all’interno del Festival anche gli studi di architettura della città che apriranno le loro porte al grande pubblico, nonché alcuni locali sfitti che ospiteranno exhibition temporanee.