Amazzonia in fiamme, Greenpeace contro i grandi fast food: “Basta cibo che divora le foreste”
Oggi è il sesto giorno dello “sciopero internazionale per il clima” (che culminerà domani con la manifestazione promossa dal movimento Friday for Future), e per l’occasione gli attivisti di Greenpeace Bari hanno svolto un’attività di sensibilizzazione davanti ad alcuni dei più noti fast food della città.
L’obiettivo era mostrare il legame tra gli incendi in Amazzonia e la produzione industriale di carne e mangimi come la soia.
“Non possiamo – scrivono gli attivisti in una nota – difendere il clima del Pianeta se non difendiamo le foreste. Eppure, in Brasile, l’Amazzonia continua a bruciare per fare spazio ai pascoli di bestiame e in tutto il Sud America le foreste vengono distrutte per produrre quantità insostenibili di carne e fare spazio a colture destinate alla mangimistica”.
Anche l’Ue, nell’ultimo G7 a Biarritz, in Francia, ha dichiarato di voler difendere l’Amazzonia stanziando fondi contro gli incendi. Ma, la stessa Unione, “continua a sostenere con sussidi pubblici il sistema industriale di produzione della carne”, accusano gli ambientalisti.
E a chi controbatte dicendo che la Ue ha elaborato un Piano d’azione contro la deforestazione, loro rispondono che questo Piano “non affronta i costi ambientali e umani delle proprie politiche commerciali agricole. In questo modo l’Unione continua a permettere a una manciata di multinazionali di accedere a nuovi mercati a scapito della necessità di valutare il costo ecologico, climatico e umano degli accordi commerciali in cui è coinvolta, come rischia di accadere nel caso dell’accordo di libero scambio Ue-Mercosur”.
Cosa chiede Greenpeace allora? Chiede all’Unione una normativa in grado di garantire che i prodotti immessi sul mercato europeo non siano collegati alla deforestazione, al degrado delle foreste o alle violazioni dei diritti umani, e di assicurare che il settore finanziario non sostenga questa devastazione.
L’associazione ambientalista chiede inoltre una riforma della Politica Agricola Europea (Pac) con misure efficaci per ridurre la produzione di carne, tagliando i sussidi pubblici alla produzione industriale di carne e utilizzandoli invece per una vera transizione verso metodi di produzione ecologica.
A giocare un ruolo chiave sono anche le grandi multinazionali. Per quanto riguarda il settore agroalimentare i fast food, ad esempio, utilizzano grandi quantità di materie prime agricole la cui produzione è fra le principali cause di deforestazione in Brasile.
Inoltre, commercializzando grandi quantità di prodotti a base di carne nei mercati emergenti e in tutto il mondo, contribuiscono alla crescita della domanda mondiale di carne.
Nonostante abbiano sottoscritto impegni di “Zero Deforestazione”, McDonald’s, Burger King, KFC e altre catene di fast food non stanno rispettando gli impegni presi.
Foto di Mario Nuzzi.