Mafia, sgominata la “Società Foggiana”: in manette otto componenti del clan Sinesi-Francavilla
FOGGIA – L’accusa è quella di estorsione aggravata, acquisto e detenzione di materiale esplodente. A finire nel mirino degli agenti della squadra mobile di Foggia, nell’ambito di una articolata attività d’indagine condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, sono stati 8 foggiani, ora in carcere.
I loro nomi sono: Mario Clemente (classe ’80), Antonio Riccardo Augusto Frascolla, detto Antonello (classe ’90), Gioacchino Frascolla (classe ’85), Adelio Pio Nardella (classe ’96), Benito Palumbo (classe ’87), Raffaele Palumbo (classe ’84), Sergio Ragno (classe ’77) e Ciro Stanchi (classe ’73).
Tutti, secondo gli inquirenti, apparterebbero all’organizzazione mafiosa denominata “Società Foggiana” e farebbero parte della “batteria” dei Sinesi-Francavilla.
L’indagine, coordinata dalla DDA di Bari, ha evidenziato una vera e propria attività predatoria realizzata attraverso estorsioni nei confronti di commercianti di Foggia (operanti nel campo della ristorazione e dell’autodemolizione), costretti a versare ogni mese cospicue somme di denaro, o a cedere, gratuitamente e senza corrispettivo alcuno, prodotti vari. Le stesse somme sarebbero servite per il sostentamento dell’organizzazione e dei sodali detenuti.
Una delle vittime, dietro minaccia di pesanti ripercussioni per sé e la sua famiglia, avrebbe versato, dal 2014 ad oggi, 300 euro al mese ai fratelli Palumbo (Vito e Raffaele), ai fratelli Frascolla (Antonello e Gioacchino), a Sergio Ragno e ad Adelio Nardella.
Gli arrestati avrebbero agito senza alcuna precauzione nei confronti di persone che li conoscevano e che avrebbero potuto rivelare alle forze dell’ordine la richiesta formulata, avanzando la pretesa estorsiva in modo del tutto manifesto, anche in pieno giorno, ostentando un senso di sicurezza e di impunità, tipiche espressioni dell’agire mafioso, ponendo in essere azioni tali da determinare nelle persone offese una condizione di assoggettamento e di omertà, accompagnando, spesso, le loro pretese con la evocazione subdola e sfumata della “necessità del pagamento” per ragioni di salvaguardia della incolumità delle stesse vittime.
Per fiaccare la resistenza degli imprenditori, i criminali non si sarebbero fatti scrupolo di utilizzare ordigni esplosivi per danneggiare le attività imprenditoriali e vincere eventuali resistenze. E’ stato accertato, tra l’altro, che Gioacchino Frascolla, l’11 marzo 2019, avrebbe richiesto alle persone offese il pagamento di ulteriori e più consistenti somme di denaro in ragione della necessità di pagare le spese ai legali degli associati detenuti, avvalendosi della notoria appartenenza ad una costola dell’associazione mafiosa denominata “Società Foggiana” e minacciando il titolare di dare alle fiamme la sua azienda in caso di rifiuto.
L’indagine ha permesso di accertare che gli indagati, coagulati intorno alla batteria mafiosa “Sinesi-Francavilla”, avrebbero minacciato anche il titolare di due bar della città. Costui, a febbraio 2019, sarebbe stato costretto ad incontrare Gioacchino Frascolla e Mario Clemente, elementi di spicco del citato clan, che gli avrebbero intimato di pagare indebitamente 50.000 euro, minacciando, in caso di rifiuto, pesanti ripercussioni per lui e le sue attività commerciali e facendo ancora una volta valere l’appartenenza alla “Società Foggiana”. Il 25 febbraio scorso, la vittima avrebbe consegnato 8.000 euro in contanti ad Adelio Pio Nardella, e il giorno seguente numerose stecche di sigarette, per un valore commerciale di 7.000 euro, cui seguiva, nei giorni successivi, il pagamento di un’ulteriore tranche di 7.000 euro consegnata a Benito Palumbo.
Ciro Stanchi, Sergio Ragno e Adelio Pio Nardella avrebbero acquistato e detenuto – per conto del sodalizio – materiale esplodente o sostanze da impiegare per la sua composizione o fabbricazione, nel tentativo di accrescere il potenziale intimidatorio nei confronti della popolazione.