Bari, badante italiana maltratta anziano e non gli dà le medicine: arrestata per circonvenzione d’incapace
BARI – Avrebbe abusato dello stato di infermità di un anziano, deprivandolo di ogni bene, sino a ridurlo in povertà, per poi isolarlo dai propri familiari e interromperne le cure sanitarie.
A finire in manette è stata una donna italiana, Anna Mininni, di 37 anni, che davanti al giudice dovrà rispondere di circonvenzione di persona incapace. La signora, ora in carcere, era peraltro già nota alle forze dell’ordine.
Le indagini hanno fatto emergere la storia del sig. Carlo (nome di fantasia) che, in vecchiaia, ha dovuto affrontare la malattia, la perdita della moglie e infine i maltrattamenti della badante, l’isolamento, la rovina economica e il progressivo peggioramento dello stato di salute che lo ha portato a un passo dalla morte.
Tutto inizia a marzo scorso, quando i carabinieri intervengono in aiuto di un equipaggio del 118 che, nel tentativo di soccorrere un 70 enne caduto in casa (il sig. Carlo, appunto), vengono aggrediti dalla badante, che irrompe nell’appartamento e pretende che non venga somministrata alcuna cura all’anziano.
Carlo, davanti ai militari, appare in condizioni pessime: malato da tempo, solo, senza farmaci, senza cibo, digiuno da giorni, incapace ormai di provvedere a sé stesso e in un ambiente (il suo appartamento) diventato insalubre.
Nonostante le evidenti condizioni di disagio, la sedicente badante pretende però che i medici e i militari si allontanino, lasciando che lei stessa si occupi, come sosteneva di saper fare, alla salute dell’uomo.
L’aggressività mostrata dalla donna verso medici e carabinieri è divenuta tale da costringere i militari ad allontanarla di forza per lasciare che l’uomo ricevesse le necessarie cure.
Una volta terminato l’intervento del 118, sono stati allertati i servizi sociali e Carlo è stato portato in una casa di cura affinché potesse star meglio. Parallelamente i carabinieri hanno provveduto ad informare la Procura della Repubblica e a chiedere la nomina di un amministratore di sostegno (cosa avvenuta in pochi giorni) per sottrarre l’anziano dalla sfera di dominio della badante, che continuava insistentemente a chiamarlo sul cellulare, pretendendo di imporre, ormai senza successo, la propria presenza.
L’uomo, una volta al sicuro, con le ultime forze rimaste e con un filo di voce, ha preso coraggio e, ai militari che lo avevano soccorso, ha implorato aiuto, confidando loro di essere stato obbligato all’isolamento, completamente soggiogato dalla badante alla quale ormai aveva versato tutti i suoi risparmi e dalla quale subiva minacce e percosse quotidiane.
Carlo ha spiegato ai carabinieri che la Mininni, in realtà, non svolgeva nei suoi confronti nessun compito di assistenza, e lo costringeva a stare chiuso in casa: lei lo andava a trovare una volta al mese per prendere tutta la sua pensione o per fargli accendere finanziamenti in suo favore o in favore del figlio. Finanziamenti che, ormai, non riusciva più ad onorare.
Alcuni giorni dopo il collocamento in una casa di cura, avendo scoperto dove si trovasse l’anziano, la Mininni lo ha “prelevato” portandolo, ancora in pigiama, nella sua banca per effettuare un prelievo di mille euro. Evento che, per fortuna, non si è verificato per un nuovo intervento dei militari che, continuando a seguire giornalmente le sorti dell’uomo, si sono accorti di quanto stava accadendo e hanno bloccato il prelievo e raggiunto l’uomo in casa, dove la donna lo aveva di nuovo relegato (peraltro sfondando la porta e lasciandola spalancata). L’anziano è stato così riportato nella casa di riposo.
In seguito i carabinieri sono riusciti a far ricongiungere il signor Carlo con i suoi familiari che, a causa delle minacce e delle aggressioni subite dalla Mininni, si erano dovuti allontanare: Carlo ha così riabbracciato la mamma (ormai 90enne), la sorella e il cognato.
Dalle indagini è emerso come gli atti e i comportamenti della donna fossero iniziati a marzo 2017, epoca in cui aveva avvicinato il sig. Carlo proponendosi come badante per 450 euro mensili, rispetto ai quali, tuttavia, svolgeva ben pochi servizi, sino a limitarsi a svolgere una sola ora di lavoro al mese. Da subito avrebbe costretto l’uomo ad effettuare grosse elargizioni fra denaro contante e bonifici (anche quotidiani) per diverse migliaia di euro, sino a prosciugarne del tutto i conti bancari e causando un ammanco quantificato in circa 140 mila euro di risparmi (senza contare il danno subito per la svendita di un appartamento e per il completo depauperamento del capitale della polizza vita della defunta moglie, anch’esso assorbito dalla Mininni).
Una volta deceduto il signor Carlo in modo “naturale”, lei avrebbe potuto occupare il suo appartamento, dove aveva già trasferito la residenza.