Giornata mondiale delle api: quelle “pugliesi” troppo sotto stress
BARI – La prima notizia è che oggi, 20 maggio, è la Giornata mondiale delle api. La seconda è che, questi piccoli esserini giallo-neri, non hanno molto da festeggiare.
Obiettivo della Giornata (istituita il 18 ottobre del 2017 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite) è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza degli impollinatori, sulle minacce che affrontano e sul loro contributo allo sviluppo sostenibile. Le api (e gli altri impollinatori, come farfalle, pipistrelli e colibrì) consentono a molte piante di riprodursi, comprese numerose colture alimentari.
L’Assemblea ha scelto come data il 20 maggio, che coincide con il giorno di nascita di Anton Jansa, pioniere, nel XVIII secolo, delle tecniche di apicoltura moderne nel suo paese natale, la Slovenia.
Gli impollinatori – e le api in particolare – hanno una grande influenza su di noi: i cibi che mangiamo, come frutta e verdura, dipendono direttamente da loro, che oggi sono sempre più minacciati dai cambiamenti climatici, dall’inquinamento, dall’uso intensivo di fitofarmaci per l’agricoltura e dalle malattie.
Le api pugliesi, in particolare, sono molte stressate – denuncia su Rainews.it Daniela Margarito, apicoltrice leccese -, “escono ai primi raggi di sole e tornano indietro non appena inizia a piovere. Non fanno altro che produrre covata senza riuscire a immagazzinare miele, i fiori risultano perennemente bagnati dalle frequenti piogge, scaricano il nettare e non raccolgono neppure polline, innescando una situazione critica all’interno dello stesso alveare”.
“Le api selvatiche – dice lo scrittore (e apicoltore) Marco Valentini in un’intervista a Impakter Italia – fanno sì che il 70% delle colture vegetali siano impollinate. Senza di loro questo non è possibile: immaginiamo quindi le carestie che ci sarebbero nel caso di estinzione delle api. Di sicuro ci sarebbero problemi gravissimi”.
“L’umanità – osserva ancora Valentini nell’intervista fatta da Stefano Iannacone – deve capire che le attività economiche devono essere sostenibili. Credo sia finita la dicotomia tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica: è una demarcazione puramente fittizia. Un’attività economica non sostenibile per l’ambiente va a sfavore dell’umanità intera”.
Uno dei fattori che mette a rischio l’esistenza delle api è il surriscaldamento globale. “I tempi della natura – scrive Iannacone – non sono più gli stessi. Ma non solo. I cambiamenti climatici provocano condizioni meteo estreme: periodi di grande siccità, come è avvenuto in Italia tra febbraio e marzo, a cui fanno seguito piogge violente e un freddo eccessivo per le stagioni”.
L’apicoltore, evidenzia Valentini, “sta creando problemi: non rispetta più la vita dell’ape selvatica, che non può essere allevata come fosse un bovino o un suino. Deve rispettare il ciclo naturale”.
Salviamo le api, siamo ancora in tempo.