Al Kismet termina ‘Farsi Mondo’, la rassegna curata da Teresa Ludovico: in scena ‘Platonov’ di Čechov
BARI – A chiudere la rassegna #FarsiMondo (curata da Teresa Ludovico) del Teatro Kismet sarà lo spettacolo “Platonov, un mondo come un altro per dire che la felicità è altrove”, di Anton Cechov, in programma sabato 13 e domenica 14 alle 21. La regia è di Marco Lorenzi.
Lo spettacolo è una finestra aperta su un Cechov quasi sconosciuto, su un testo giovanile ritrovato casualmente. Durante i tumulti della rivoluzione russa del 1917, infatti, Maria Cechov, sorella di Anton, nascose molti manoscritti e appunti del fratello in una cassetta di sicurezza a Mosca. Nel 1921 alcuni studenti sovietici riuscirono ad aprirla e scoprirono un’opera teatrale. Cechov aveva 21 anni quando la scrisse. Il testo che gli studenti trovarono era incompleto, aveva moltissimi personaggi, moltissimi argomenti e tematiche, moltissima azione.
Platonov – così in genere viene chiamato questo dramma di Cechov – è il fallimento dell’utopia del suo giovane autore che vuole raccontare la vita cogliendone appieno i più profondi meccanismi. Il suo sforzo s’infrange contro la vita stessa e l’impossibilità di coglierla nella sua interessa in un dramma teatrale.
L’azione si svolge nella tenuta caduta in disgrazia di Anna Petrovna. In una calda estate trascorrono le vuote serate, tra fiumi di vodka, una serie di personaggi tra cui il maestro elementare di Platonov, conteso tra la moglie Sacha (la stessa padrona di casa) e la giovane Sofja. Della combriccola fanno parte anche Porfirij, il figlio Kirill, giovane medico scriteriato e, infine, Sacha, moglie tradita di Platonov. Una festa sopra la tragedia, per personaggi insolitamente comici malgrado l’insostenibile solitudine e l’inconsistenza della loro ricerca di amore.
Questo testo è generalmente considerato come “non rappresentabile” o “impossibile da mettere in scena”. Ciò che resta è un gigantesco affresco composto da brandelli di scene, dialoghi, personaggi che cercano un senso a quello che senso non può avere. Che cercano una forma a quello che forma non può avere. Che cercano un fine per quello che fine non ha. Un grande e meraviglioso affresco incompiuto, a iniziare dal titolo: Bezotcovščina significa infatti “Orfano di padre”, come un’opera senza titolo.
Questo è Platonov. Un modo come un altro per dire che la felicità è altrove: un’opera non finita per esseri umani non finiti, incompleti, incerti, resi fragili dal loro “voler essere” che si scontra inevitabilmente con ciò che sono nella realtà. Come noi.
Costo del biglietto: 18 euro l’intero, 15 il ridotto e 12 quello acquistato online su vivaticket.it.