Congresso CGIL a Bari, chiusi i lavori. Landini nomina Camusso ambasciatrice CGIL nel mondo. Il video integrale della mattinata
BARI – Si sono conclusi stamattina – con non poche sorprese – i lavori del XVIII congresso della CGIL, tenutisi in questi giorni nella Fiera del Levante a Bari. Due gli eventi centrali: i saluti della Confederazione (tra le lacrime) alla segretaria uscente Susanna Camusso e il discorso d’insediamento (a dir poco infuocato, come da suo stile) del neo segretario generale Maurizio Landini. Se vi siete persi quest’ultima giornata di congresso, la potete rivedere integralmente sul video (da noi girato in diretta) qui sopra.
Tanti regali per la Camusso (soprattutto legati alla sua passione per la vela e per il mare) e tanti ospiti a sorpresa: Neri Marcorè, Dario Vergassola e i Modena City Ramblers (che hanno cantato, tra gli altri brani, Bella Ciao e Contessa). Ma la sorpresa più grande l’ha ricevuta Camusso proprio da Landini, che ha annunciato la sua volontà di nominarla “ambasciatrice CGIL nel mondo”, con l’intento di creare un sindacato mondiale unico e unito, di tutti i lavoratori e le lavoratrici: “Susanna Camusso dovrà essere la nostra ambasciatrice tra i sindacati del mondo”, ha detto Landini. L’invito è a rimanere in Cgil e l’offerta sono due deleghe: quella alle politiche internazionali e quella alle politiche di genere: “La nostra battaglia per arrivare alla guida del sindacato internazionale iniziato da Susanna dovrà essere portata avanti e dobbiamo vincerla”, ha detto il sindacalista.
Landini, che nelle ultime settimane aveva già bocciato il reddito di cittadinanza, nel suo primo giorno da segretario ha criticato apertamente l’esecutivo Lega-M5S con una doppia spallata al tandem dei vicepremier. “Noi vogliamo essere il sindacato del cambiamento, vogliamo cambiare davvero il Paese, non come sta facendo Salvini che ci sta portando indietro”, è il grido di battaglia dal palco della Fiera del Levante. L’intervento di Landini ha poco di ‘sindacale puro’ e molto di politico, affondo sull’occupazione compreso: “Il problema di questo Paese è avere due vice premier che non hanno mai lavorato. Pensano di occuparsi di povertà e lavoro senza essere poveri e senza aver mai lavorato”. Polemiche a parte, Landini sa di aver il compito di traghettare la Cgil nel mondo dei social e lancia le sue proposte, strizzando magari l’occhio ai più giovani. Come? Puntando “sulla costituzione di un’agenzia per lo sviluppo per il lavoro perché pensiamo che gli investimenti pubblici siano un punto decisivo su cui rilanciare l’economia” e su una riforma fiscale vera, “non la flat tax” leghista. Bisogna fare gruppo, non solo tra Cgil, Cisl e UIl. “Perché non proviamo a lanciare il sindacato di strada in modo che non sia più, nei prossimi anni, un’iniziativa solo della categoria o del territorio, ma coinvolga tutti noi in tutto il paese, in tutti i luoghi dove sono le nostre camere del Lavoro”, chiede infatti tra gli applausi sfoggiando un maglioncino che, escluso il color rosso fuoco, avrebbe fatto invidia anche al suo grande avversario di un tempo, Sergio Marchionne. L’idea di cambiamento passa anche dal no alle politiche di immigrazione (“Andrò al Cara di Mineo che vogliono chiudere”, confida), che per Landini puntano sulla “paure delle persone. Ci hanno fatto credere che saremo invasi, ma non si capisce da chi. Noi non siamo un paese invaso, semmai siamo un paese di evasori che è leggermente diverso”. Il primo step è la manifestazione unitaria del 9 febbraio contro la manovra e il decretone.