Congresso CGIL a Bari: Chi è Maurizio Landini, il nuovo segretario generale del primo sindacato italiano
BARI – Maurizio Landini nasce a Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia) il 7 agosto di 58 anni fa. Penultimo di cinque figli, ha un padre che partecipò alla Resistenza, mamma casalinga. Dopo le medie, si iscrive in un istituto per geometri, ma è costretto ad abbandonare dopo due anni per le difficoltà economiche della famiglia, e inizia a lavorare in un’azienda metalmeccanica come apprendista saldatore. Diventa delegato sindacale Fiom e, venticinque anni dopo, raggiunge il vertice dell’organizzazione.
Per sette anni, dal 2010 al 2017, è infatti segretario generale della FIOM, la Federazione impiegati operai metallurgici. Poi entra nella segreteria nazionale del sindacato confederale. Da oggi è il nuovo segretario generale della CGIL, la Confederazione generale italiana del lavoro, il primo sindacato in Italia.
“Questo Paese esiste grazie alla gente che lavora. Fiom e Cgil hanno sempre lottato per aver un lavoro dignitoso”, ha detto nei giorni scorsi, quando era ancora uno dei candidati per succedere a Susanna Camusso. Per lui l’occupazione non è un ideale astratto delle battaglie sindacali, ma la costante di tutta la propria vita nelle parti sociali.
Come leader Fiom ha avuto duri scontri prima con Sergio Marchionne in Fiat e poi con Matteo Renzi sul Jobs Act, oltre ad alcune tensioni con Susanna Camusso, che in realtà l’ha poi investito come erede in Corso d’Italia.
Landini è diventato popolare per aver condotto trattative con imprese quali Electrolux, Indesit Company e Piaggio e soprattutto la battaglia con Fiat per gli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori, con i referendum e due storici accordi separati tra lavoratori e azienda Il 16 aprile 2011 ha definito “una sentenza storica” la condanna dei vertici della Thyssen Krupp a pene detentive per l’incidente sul lavoro nella fabbrica di Torino che ha causato la morte di sette operai.
Il 26 luglio 2012 il Gip del Tribunale di Taranto, nell’inchiesta che vede il vertice ILVA accusato di gravissimi reati legati all’inquinamento dell’ambiente e all’avvelenamento della popolazione, ordina il sequestro di sei impianti dell’area a caldo del locale siderurgico. I lavoratori escono dai cancelli e si dirigono verso la Prefettura del capoluogo ionico; al termine della giornata vengono allestiti blocchi presso le principali arterie stradali urbane ed extra-urbane. Il giorno dopo Maurizio Landini è a Taranto per chiarire la posizione della sua organizzazione: esprime sostegno all’azione della magistratura e avanza ad ILVA la richiesta di realizzare tutti gli investimenti necessari a mettere a norma lo stabilimento. Il suo intervento, tenuto all’interno dei cancelli della fabbrica davanti a diverse migliaia di lavoratori, riceve gli applausi dei presenti. L’8 agosto, in una conferenza stampa, il segretario della Fiom annuncia l’intenzione di avviare una vera e propria vertenza sindacale sugli investimenti ambientali nel siderurgico di Taranto; inoltre segnala la volontà dei metalmeccanici della CGIL di costituirsi parte civile in caso di rinvio a giudizio degli indagati, come fatto con la Thyssen Krupp.
Nel 2015 lancia “Coalizione Sociale”, un soggetto politico-sindacale che riceve l’appoggio di numerose personalità della sinistra, come Stefano Rodotà, Pancho Pardi, Valentino Parlato, Vittorio Agnoletto, Alfonso Gianni, Gino Strada. E’ l’anno in cui non mancano le tensioni con Camusso, che lo accusa di voler scendere in politica, ma Landini invece rimane fedele al sindacato, che, ha ribadito più volte, “è e sarà il mio unico partito”.
Nel 2011 pubblica per Bompiani ‘Cambiare la fabbrica per cambiare il mondo – la FIAT, il sindacato, la sinistra assente’, un libro-intervista nel quale ripercorre l’intera vicenda Fiat e il rapporto con Marchionne. Sanguigno e mai banale, ha recentemente criticato il reddito di cittadinanza, definendolo non tanto diverso dal Jobs Act “se dai soldi alle aziende”.